l'intervista

Renzi: «Ecco i soldi ma vi controllerò»

Il premier, all’Aquila per la firma del masterplan da un miliardo e mezzo di euro, chiede trasparenza agli amministratori: «Progetti concreti e numerati col nome di un referente cui chiederò conto»

L’AQUILA. Un fiume di soldi per l’Abruzzo – un miliardo e mezzo di euro – ma con controlli annunciati e imposti su tempi, modalità e somme erogate. Renzi non vuole scherzi e, d’accordo con D’Alfonso e con i sindaci, ha deciso di controllare e autocontrollarsi. Troppe furbate in passato, troppi fondi inutilizzati, troppe incompiute. Renzi non ha voglia, e neanche tempo, di rischiare. Ci ha messo la faccia e se vuole che l’Italia cambi davvero verso, come ripete in continuazione, vuole la politica del fare e non quella del dire.

Renzi sull'Abruzzo: "Serve una strategia complessiva per uscire dalla crisi"
"Al Sud arrivano tanti turisti stranieri come nella sola Bolzano: una follia. Serve una strategia condivisa", è uno dei passaggi dell'intervista rilasciata da Matteo Renzi al collega Domenico Ranieri. Eccola (video di Raniero Pizzi)

«Sono 77 progetti concreti, sono numerati, hanno il costo accanto e i nomi di ciascun responsabile», dichiara il presidente del consiglio, «il Governo controlla la Regione, la Regione controlla il Governo e i cittadini controllano i politici. È un meccanismo nuovo, di grande rilievo ma serve la concretezza da sindaci», e pronuncia la frase ammiccando alle decine di primi cittadini che assiepano l’auditorium del Parco del castello.

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Presidente, cosa rappresenta concretamente questo Masterplan?

«È una rivoluzione della politica italiana anche perché finalmente ci sono i nomi e i cognomi dei responsabili, è un cambio di passo importantissimo ed è un segnale di fiducia. L’Italia ha tutto per farcela, basta piangersi addosso».

Torna all’Aquila dopo circa tre mesi dalla sua visita ai laboratori del Gran Sasso. Che città ha trovato?

«Le 114 gru dell’Aquila rappresentano un simbolo di ripartenza, ma questo impegno non si esaurisce con la martoriata realtà dell’Aquila. Rilancia grazie alle straordinarie eccellenze come il Gran Sasso Science institute, ma in generale l’Italia e l’Abruzzo hanno un capitale umano di cui essere orgogliosi, come la manifattura. Noi siamo un Paese con dei valori straordinari e talvolta rischiamo di dimenticarcene. Ecco, L’Aquila su questo è un simbolo. È vero che l’Italia dà una mano all’Abruzzo attraverso il Masterplan, ma è anche vero il contrario, e cioè che l’Abruzzo, regione orgogliosa e tenace, è in grado di darci una mano sia individuando degli obiettivi strategici, sia portando quel carattere coriaceo e orgoglioso che solo gli abruzzesi hanno e che è di grande stimolo per tutta l’Italia».

Si riferisce a qualcosa in particolare?

«Penso a come riesca a tenere insieme l’orgoglio dell’appartenenza territoriale con realtà come il Gssi, candidato ogni anno al premio Nobel. È una Regione determinata. D’Alfonso ha detto che vuole essere il primo a inaugurare i cantieri e, conoscendolo, non ho dubbi che sarà così».

Non è forse vero che l’Abruzzo non riesce a “vendere” bene la propria immagine?

«Il modo più intelligente per migliorare questo aspetto è quello di una strategia complessiva. Se pensi che le regioni del Mezzogiorno, compreso l’Abruzzo, a sud di Roma ed esclusa Roma, su un totale di 100 turisti stranieri, ne ricevono solo 11, ti rendi conto che c’è un problema enorme nel nostro Paese, anche perché è lo stesso identico numero di quelli che visitano la provincia di Bolzano: una follia».

Cosa si può fare?

«Il messaggio numero 1 è quello di avere una visione organica e strategica, il numero 2 è creare le infrastrutture perché può sembrare banale ma se non riesci ad arrivare in un posto è complicato che tu riesca a investirci, numero 3 avere una strategia di comunicazione come sistema paese e non come singole realtà».

Parliamo di giovani, all’Aquila sono state presentate delle start up. Molti giovani presentano App che vengono finanziate su internet. È anche questa una strada per creare lavoro?

«Sì, a condizione che non ci facciamo prendere dalla ubriacatura della nuova tecnologia a tutti i costi e soltanto quella. Sono un entusiasta dell’innovazione, delle start-up, della tecnologia. Credo che vi siano spazi interessantissimi, ma non è l’unica arma per un rilancio economico del nostro Paese. Tutto ciò che è innovazione deve investire la manifattura tradizionale. Per questo si parla di manifattura 4.0 e di economia di industria 4.0. Bisogna riscoprire alcune realtà che l’innovazione permette di diffondere nel mondo. Faccio un esempio banale. Oggi un piccolo artigiano abruzzese che ha un buon collegamento con i soggetti che operano su internet, da Amazon ad Alibaba, ha la possibilità di vendere in tutto il mondo. Tu sei in condizione di arrivare ovunque, magari stando in provincia di Chieti o di Teramo».

Per far emergere le eccellenze cosa serve?

«Ho incontrato Luca Tosto della Waltertosto insieme a D’Alfonso e mi ha raccontato i progetti di sviluppo, ho visto gli operatori balneari, ho avuto modo di parlare con le persone che stanno facendo investimenti sulla montagna e naturalmente con le aziende, a partire dall’abruzzese più famoso dal punto di vista economico, vale a dire Sergio Marchionne, secondo cui l’Automotive cresce se riusciremo a investire sulle infrastrutture».

Sono stati stanziati tanti soldi anche sulla cultura dell’Abruzzo. Può creare lavoro?

«Pensiamo ai prossimi 10 anni: L’Aquila, dalla terribile tragedia che non possiamo mai dimenticare, a cominciare da tutte le vittime cui va il nostro pensiero ogni istante, ha la possibilità di ricominciare. Tra 10 anni sarà un punto di riferimento del mondo se, oltre alla ricostruzione con tutte le tecnologie più innovative, metterà in campo un modello di gestione della cultura che sarà la chiave di sviluppo dei prossimi 50 anni».

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