Terremoto nei monti Sibillini, per gli sfollati seconda notte con più di 100 scosse

La più forte di magnitudo 3.5 vicino Ussita. Oggi altri sfollati verranno trasferiti negli alberghi. Il terremoto con epicentro nel maceratese sarebbe dovuto a una nuova faglia attivata sull'Appennino. Tutto lascia pensare che le nuove scosse abbiano risentito dell'evento che lo scorso 24 agosto ha colpito Amatrice

ROMA. È stata segnata dal susseguirsi di un centinaio di scosse, la più forte di magnitudo 3.5 alle ore 4:13, vicino Ussita, la seconda notte da sfollati per i circa 4 mila terremotati della provincia di Macerata, sistemati in strutture provvisorie, palazzetti dello sport e qualche tenda. Alcuni gruppi sono già stati trasferiti negli alberghi della costa, come gli sfollati di Visso. Saranno seguiti oggi da altri terremotati. Non si può affrontare l'inverno nelle tende, ha ripetuto ieri anche il premier Renzi in visita a Camerino, uno dei centri più colpiti. Il problema però è che in tutta l'area del sisma ci sono tantissimi edifici inagibili, e non sarà facile trovare una sistemazione adeguata e di lunga durata per così tante persone. Chiuse fino al 31 ottobre numerose scuole, per verifiche e sopralluoghi. Ogni terremoto di una certa energia può generare una sorta di “effetto domino”: la faglia che si è messa in movimento nel sisma di ieri ha risentito probabilmente dell’energia caricata dall’evento che nell’agosto scorso ha interessato il Reatino. La zona colpita mercoledì scorso è, infatti, come tutto il sistema di faglie dell’Italia centrale, estremamente complessa. La probabilità che una sequenza sismica possa finire per attivare faglie vicine è nota, ma i sismologi non si stancano di ripetere che è impossibile fare qualsiasi previsione su quando e dove possa avvenire una nuova rottura.

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Certamente alcune zone, come quelle dell’Appennino centro-meridionale, hanno una maggiore probabilità che avvengano i terremoti rispetto ad altre aree. Oltre che dal luogo, la probabilità dipende anche dal tempo: dopo un forte terremoto, la perturbazione indotta sulle altre faglie aumenta la probabilità che avvengano altri forti terremoti. Si tratta, dicono i sismologi, di probabilità solitamente inferiori al 10%.

Questo accade perché quando avviene un terremoto, questo carica di energia altre faglie in zone limitrofe e se una di queste era già prossima alla rottura diventa più facile che possa generare un altro terremoto forte, anche ravvicinato nel tempo, ma non sappiamo con certezza nè dove nè quando il nuovo terremoto possa avvenire. Per esempio, non siamo in grado di capire se sarà più a Nord o a Sud, ci sono tante faglie, e non sappiamo se ed eventualmente quale di queste sia quella pronta ad attivarsi.

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I paesi colpiti ieri (mercoledì 26 ottobre) dal terremoto sono i situati alle pendici dei monti Sibillini, la maggior parte con pochi centinaia di abitanti, in un territorio di montagna. Il centro con più abitanti, 1200, è Visso che si trova ad un’altezza di 600 metri. Castelsantangelo sul Nera è il paese più vicino all’epicentro del terremoto, è un comune di 318 abitanti della provincia di Macerata, nelle Marche. Castelsantangelo sul Nera si trova in linea d’aria a 17 chilometri e mezzo a nord ovest di Arquata del Tronto, uno dei centri più colpiti dal sisma del 24 agosto. e a 12 km da Norcia. Un altro paese colpito è Ussita che conta circa 400 abitanti. E poi c’è Preci: comune di circa 750 abitanti che si trova in provincia di Perugia in Umbria. Si trova nella zona dei Simbruini a circa 600 metri di altezza.