l'inchiesta

Delli Carri e Di Luzio volevano raggirare Arbotti

L’agente Fifa sbagliò giocatore, Delli Carri e Di Luzio ne approfittarono per spartirsi anche la sua quota

CATANIA. Confondersi con l’orario dei treni è esperienza comune, può capitare a tutti. Anche a chi utilizza arrivi e partenze per indicare (con il numero di maglia) i giocatori che hanno sottoscritto il patto con il demonio e quelli da tentare. Secondo l’interpretazione che gli inquirenti catanesi danno delle telefonate intercettate, dev’essere accaduto anche ad Arbotti in vista della partita casalinga con il Latina. Indica tra i calciatori “amici” per quel match il “treno” Ristovski che invece non andrà in campo. "Mi sono sbagliato - dirà poi a Delli Carri e Di Luzio - volevo dire quello delle 3 (Bruscagin, ndr) e invece ho detto quello delle 13, ma tutto è andato come da programma".

Il risultato sarebbe stato comunque raggiunto, ma Delli Carri e Di Luzio colgono la palla al balzo per "impolpare", così dicono, l'agente Fifa. E, secondo quanto emerge, anche lo stesso Pulvirenti. Il Catania, dicono ad Arbotti, non vuol pagare per un calciatore che non è andato in campo, i dirigenti sono arrabbiati e non vogliono pagare.

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La verità, secondo quanto emerge dalle intercettazioni, è che Di Luzio e Delli Carri decidono di spartirsi parte del compenso che comunque sarebbe stato destinato ad Arbotti, il quale più volte reclama la propria parte, chiedendo almeno settemila euro. C'è pure il momento in cui i due temono di essere scoperti da Arbotti e Pulvirenti, ma poi pare che riescano a farla franca.

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