Artigiano ucciso, una telecamera ha ripreso il killer

È quella del parcheggio di Porto Sant’Elpidio in cui è stata ritrovata l’auto di Di Silvestre. Alla guida non c’era lui

TERAMO. Un fotogramma sgranato nella notte di un delitto è la bussola delle indagini sulla morte di Demetrio Di Silvestre, il piastrellista 56enne di Tortoreto ucciso e bruciato ad Ascoli. Perchè quell’immagine catturata da una telecamera immortala l’uomo che esce dalla macchina dell’artigiano, la Bmw trovata nel parcheggio del centro commerciale Auchan di Porto Sant’Elpidio. E i contorni di quella figura non sono quelli di Di Silvestre, facile da identificare con il suo metro ottanta d’altezza e la sua corporatura possente.

leggi anche: Ucciso e bruciato il piastrellista scomparso, caccia agli assassini Sono di Demetrio Di Silvestre i resti trovati sul monte Ascensione, ad Ascoli. Dell’artigiano di Tortoreto non si avevano notizie da martedì, poi la denuncia della moglie. I resti trovati il giorno dopo dai cani di alcuni pastori

Parte da qui, dall’ombra dell’assassino o di un complice, l’indagine complessa e serrata che da 48 ore cerca di dare un perchè ad una efferata esecuzione. Quella di un padre e marito descritto tutto casa e lavoro. Che martedì ha detto di avere un appuntamento a San Benedetto del Tronto e invece è svanito nel nulla senza portarsi il telefono cellulare. Perchè, ed è un’altra certezza che arriva da fonti investigative, l’apparecchio dell’uomo è rimasto nella sua abitazione di via Cattaneo, alla periferia di Tortoreto. E questo significa che gli investigatori dovranno fare a meno delle certezze che giungono dalle celle telefoniche in grado di mappare spostamenti e fermate. Da quell’apparecchio arriveranno solo i tabulati telefonici, che restano fondamentali per capire con chi l’uomo abbia parlato negli ultimi giorni. Ma ora l’attenzione dei carabinieri, delegati dal pm Umberto Monti che coordina le indagini, si muovono soprattutto su quel fotogramma del parcheggio. Perchè in una lettura coordinata e logica degli indizi quell’uomo che esce dalla macchina dell’artigiano fa intuire che a quell’ora Di Silvestre forse era già morto, che forse il luogo dell’appuntamento annunciato a casa non era San Benedetto ma il monte dell’Ascensione, la zona in cui sono stati ritrovati i resti carbonizzati, e che da qui la sua vettura sia stata portata a Porto Sant’Elpidio. Nel mega parcheggio di un centro commerciale, forse credendo che tra centinaia di auto fosse difficile da individuare. Senza sapere di quel dispositivo Gps che ha permesso di ritrovare la macchina e di stabilire con certezza che martedì 15 è stata sul monte dell’Ascensione dove il corpo dell’artigiano è stato bruciato. E, forse, anche ucciso. Perchè su questo gli investigatori non hanno ancora nessuna certezza e non escludono che l’uomo possa essere stato ucciso altrove e poi portato in quella zona impervia alle porte di Ascoli. La macchina ora è all’esame del Ris che nelle prossime ore cercheranno anche con il Luminol altre tracce. Da ieri, in attesa di leggere i tabulati telefonici pronti tra qualche giorno, gli investigatori del reparto operativo dell’Arma stanno passando al setaccio anche i conti correnti dell’uomo. Per capire se la pista economica possa essere il movente dell’esecuzione.

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