La scuola Molinari che ospita anche le scuole Savini e San Giuseppe

Teramo, in aula fra dubbi e timori per le scuole poco sicure

Inizia un anno pieno di incertezze per la sicurezza sismica. E c’è chi tiene i figli a casa

TERAMO. La campanella che suonerà questa mattina nelle scuole teramane non segnerà l’inizio di un anno scolastico come gli altri. Le numerose, forti scosse di terremoto che hanno colpito il centro Italia dal 24 agosto dell’anno scorso fino a quella di pochi giorni fa a Campotosto hanno messo nudo la fragilità degli edifici scolastici teramani. Il ritorno a scuola è accompagnato da timori, perplessità, da un diffuso senso di incertezza che pervade gli alunni e le loro famiglie. Lo stato d’animo dei genitori che portano oggi i figli a scuola non può essere certo sereno.

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Ed è uno stato d’animo che si potrebbe anche misurare perché è legato a un numero, l’indice di vulnerabilità sismica degli edifici. Per quanto riguarda la tenuta statica, le scuole teramane sono a posto, nessun edificio rischia di crollare, ma nel caso di una forte scossa di terremoto il discorso cambia e quel numero non fa dormire sonni tranquilli a nessuno. Da questo punto di vista la situazione delle scuole comunali (asili, elementari e medie) non è, in generale, delle migliori: alcuni plessi hanno indici piuttosto bassi, ma solo un plesso è stato chiuso dopo le verifiche tecniche delle settimane scorse: l’elementare Fornaci Cona, i cui alunni oggi inizieranno le lezioni all’Itg Forti, dove il sindaco Maurizio Brucchi andrà questa mattina per l’inizio dell’anno scolastico.

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Non bisogna però dimenticare che dopo la forte scossa di ottobre erano state chiuse la scuola elementare San Giuseppe la scuola media Savini. Poi, sempre dopo le ultime verifiche tecniche, il Comune ha deciso di chiudere parzialmente altri due plessi: non si potranno utilizzare il secondo piano della scuola elementare San Berardo e parte delle aule della scuola Molinari, ritenuta invece molto sicura fino a qualche mese fa, tanto che vi erano stati trasferiti gli alunni della San Giuseppe e della Savini. Va un po’ meglio negli istituti superiori, di competenza della Provincia: in questo caso gli indici di vulnerabilità sismica sono mediamente più alti, ad eccezione degli Ipsia di Teramo e Giulianova che sono stati chiusi.
E c’è chi ha deciso che i figli a scuola non ce li porterà affatto, in attesa che arrivino maggiori garanzie sul piano della sicurezza. Cosi, ad esempio, farà Leda Ragas (della quale pubblichiamo un’intervista in un’altra pagina), portavoce dei comitati dei genitori e madre di un bambino che doverebbe frequentare la terza elementare alla San Berardo. «Mio figlio lo tengo a casa fino a quando arriveranno i Musp», dice Ragas, «o almeno fino a quando ci spiegheranno perché è stato chiuso il secondo piano della San Berardo. E perché non è stata chiusa la De Iacobis che ha lo stesso problema? Fino a che non ci diranno quali sono tutte le reali problematiche delle scuole io non me la sento mio figlio a scuola». E così insieme ad altre mamme si organizzerà per far studiare il figlio a casa, con l’autorizzazione della dirigente scolastica e l’aiuto delle maestre. Si chiama “home schooling” e, secondo quanto riferisce Ragas, a Teramo ci sono circa venti famiglie interessate a seguire questo percorso. «A me pesa moltissimo non mandare mio figlio a scuola, anche perché lui vuole e deve stare con gli altri bambini, ma fino a che non c’è chiarezza lo tengo a casa». E a casa oggi resteranno, ma per ben altri motivi, gli studenti dell’Ipsia Marino che dovranno andare in parte al liceo Milli e in parte all’Iti Alessandrini: per loro le lezioni cominceranno la settimana prossima perché si devono sistemare le aule che dovranno accoglierli. Avvio posticipato di una settimana anche per la scuola elementare De Amicis di Giulianova, dove i lavori di adeguamento sismico sono erminati – e l’edificio adesso ha un indice sismico moto alto, pari allo 0,85 – ma bisogna ancora smantellare il cantiere e sistemare le aule.
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