Teramo, sospeso tra la vita e la morte il giovane che si è sparato

Sempre gravissimo lo studente di 18 anni vittima di un tragico gioco. Quando ha sottratto la pistola al padre l’arma era smontata

TERAMO. Il giorno dopo la cronaca raccoglie nuovi dettagli e la serata in via Tevere diventa ancora più drammatica. Perchè prima di quel colpo in testa con la pistola del padre, il 18enne E.D.B. ora in coma ha messo insieme i tre pezzi dell’arma sottratta smontata dall’abitazione dei genitori, una semiautomatica calibro 9x21 di marca Bernardelli legalmente detenuta. Qualcosa che, sempre di nascosto, potrebbe aver già fatto altre volte in un pericoloso gioco? Il particolare, con tanto di interrogativo, è finito negli atti dell’inchiesta aperta dal pm Laura Colica e che viaggia sulle indagini delegate alla squadra mobile diretta dal vice questore aggiunto Roberta Cicchetti.

leggi anche: Un colpo in testa con la pistola, ancora in gravi condizioni il 18enne teramano Sottrae l’arma al padre e preme il grilletto mentre è in casa con un altro studente. A chi lo ha soccorso ha fatto in tempo a dire: «Non mi sono sparato», poi è caduto in coma

Le condizioni del ragazzo di Nereto, ricoverato nel reparto di rianimazione dell’ospedale Mazzini dopo essere stato sottoposto a due interventi chirurgici uno dietro l’altro, restano gravissime anche se stazionarie. C’è anche il rischio che possa perdere l’occhio destro. Il proiettile, entrato tra la tempia e l’orecchio, è fuoriuscito dalla guancia sinistra devastando palato, mandibola e orbita oculare. Intanto, con il passare delle ore, si fa più nitida la ricostruzione di quanto avvenuto lunedì sera nell’appartamento di via Tevere che il ragazzo, che frequenta una scuola superiore privata, condivide con altri tre studenti.
Perchè era nata come una serata uguale a tante altre. Apparentemente anche per il 18enne rientrato dopo essere stato nella casa dei genitori dove si era appropria della pistola. Mancavano pochi minuti a mezzanotte quando il ragazzo è uscito dalla sua stanza con la pistola tra le mani. Gli altri due coinquilini erano nelle loro stanze, un altro stava sentendo la musica con le cuffiette nel salone. Si è girato e lo ha visto con l’arma vicino alla tempia. Il colpo è partito subito. Il 18enne è caduto a terra, il volto devastato da quel proiettile che prima di uscire dalla guancia sinistra ha gravemente danneggiato il palato, la mandibola e l’orbita oculare. Poi l’arrivo delle ambulanze del 118, i primi soccorsi, l’intervento della polizia e la corsa disperata del padre che quando si è accorto della mancanza della pistola in casa si è subito precipitato a Teramo. I primi accertamenti della scientifica hanno immediatamente escluso che ad impugnare la pistola sia stato qualcun altro perchè è stato eseguito lo stub, ovvero il vecchio guanto di paraffina e cioè l’esame che consente di verificare la presenza di polvere da sparo sulle mani. A sparare è stato solo il ragazzo. Una bravata, un incidente, forse un gesto intenzionale? Per la Procura tutto è ancora da accertare. La cosa certa è che nella stanza del giovane e sul suo computer non sono stati trovati messaggi riconducibili al gesto.
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