Una relazione alla Vigilanza per le risorse idriche denuncia carenza di controlli sulle decisioni

Acqua, rischio privatizzazione

La Regione: via alle gare se i gestori non rispettano le regole

L’AQUILA. A rischio la gestione pubblica dell’acqua in Abruzzo. A rendere tutt’altro che peregrina la privatizzazione attraverso due gare pubbliche a fine 2010 ed a fine 2011, è la deregulation e la non osservanza delle regole attuata dalle sei società di gestione dell’acqua.

A queste Spa pubbliche i sei enti d’ambito ottimali (Ato), anch’essi costituiti dai sindaci poco puntuali nei controlli, hanno affidato il servizio senza ricorrere a una gara: in sostanza c’è stato un legittimo affidamento diretto a soggetti pubblici “in house providing”, un procedura basata sul “controllo analogo” che obbliga cioè i gestori a sottoporre all’Ato ogni atto fondamentale.
Da anni, però, secondo una relazione della Regione, le Spa si sottraggono sistematicamente al controllo, soprattutto sulle assunzioni.

Se le sei Spa non dovessero adeguarsi in tempi stretti, a fine 2010, gli Ato, che sono commissariati dal commissario unico, il direttore regionale del settore, Pierluigi Caputi, dovranno bandire una gara europea per la privatizzazione di un settore che muove un giro di affari di oltre 120 milioni di euro all’anno con un migliaio di dipendenti. Qualora invece fosse rispettato il controllo analogo, alla fine del 2011 gli enti d’Ambito dovrebbero mettere in vendita ai privati il 40% del pacchetto azionario della Spa di gestione. Ma il controllo resterebbe in mani pubbliche.

Da parte della Regione, in testa l’assessore regionale al ramo Angelo Di Paolo e il commissario unico, Caputi, è corsa contro il tempo per scongiurare entrambe le ipotesi e arrivare a mantenere il 100% del controllo pubblico. Ma tutto passa per un ritorno alla legalità delle sei Spa pubbliche.

Il quadro poco edificante sul controllo analogo, emerge da un documento stilato dal commissario unico ed inviato al presidente nazionale per la Vigilanza sulle Risorse idriche e della Tutela del Territorio e del Mare.
La relazione è stata inviata anche ai consiglieri regionali della seconda commissione che sta esaminando la bozza di riforma dell’acqua incentrata sull’Ato unico (la norma attuale ne prevede 4) ed un unico gestore, ma anche su controlli più severi.

L’assessore Di Paolo ha chiesto l’approvazione in tempi brevi da parte del consiglio regionale. La bozza potrebbe essere integrata con l’istituzione di un’agenzia regionale con le quattro Province e con il ruolo del controllo ai Comuni, alla luce della legge di riforma nazionale approva recentemente. L’azione per far tornare in equilibrio il settore, partita da alcuni anni, si è intensificata negli ultimi mesi quando l’assessore Di Paolo, attraverso il commissario unico, ha ordinato una due diligence nelle società di gestione, cioè la verifica dei bilanci e delle attività.

La gestione delle Spa potrebbe causare anche l’aumento, dal 10 al 15%, della bolletta, necessaria per ripianare i debiti accumulati per i mancati investimenti, e l’aumento delle spese per il funzionamento della Spa.
Per riequilibrare il settore è anche necessario che le assemblee degli Ato approvino il documento che prevede un nuovo piano d’ambito le cui voci principali sono previsioni certe di investimento, un tetto alle spese gestionali e la quantificazione dei rimborsi dei mutui sottoscritti dai Comuni non rimborsati dalle Spa. Evitare la privatizzazione non sarà una passeggiata.

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