Acqua, troppi addetti

In Abruzzo il primato italiano delle spese per il personale

L’AQUILA. L’Abruzzo ha il primato italiano dell’incidenza del personale sui costi di gestione dell’acqua: le sei Spa pubbliche spendono oltre il 43% delle somme in bilancio per pagare i dipendenti che lavorano per assicurare il servizio idrico integrato. E pensare che in Lombardia occorre la metà del personale visto che l’incidenza della voce si attesta al 21%.

Il non invidiabile record emerge da un rapporto redatto da Federutility, l’associazione che riunisce i gestori del servizio idrico integrato. Le 6 Spa pubbliche controllate dai sindaci, negli ultimi anni, hanno operato assunzioni senza criterio rispetto alle esigenze produttive e, in alcuni casi, con procedure non proprio ortodosse; alcune sono state effettuate anche nel periodo del commissariamento degli Ambiti territoriali ottimali (Ato), che va avanti ormai da alcuni anni, contravvenendo allo stop che si sancisce quando è in atto una riforma.

C’è più di un osservatore che parla di carrozzoni creati dai politici che sono arrivati a «sopportare» assunzioni indiscriminate con la sola ratio clientelare alla base. D’altra parte, l’acqua ha un giro di affari di oltre 100 milioni di euro e dà occupazione a oltre mille persone, numeri di un settore nel quale si annidano ancora molti privilegi ad alti costi della politica.

Il primato della maggiore incidenza della voce personale nei bilanci è l’ennesimo dato negativo emerso dalla ricognizione attivata dalla Regione in un settore caratterizzato da una pericolosa deregulation con i soggetti gestori ormai fuori da ogni controllo, come ha denunciato l’assessore regionale al Ciclo idrico integrato, Angelo Di Paolo, il quale ha auspicato l’approvazione in tempi brevi della prima parte della riforma che mira a bloccare gli effetti della legislazione attuale ed a costituire un unico Ato e contestualmente una unica società di gestione per tagliare i costi, a partire da quello della tariffa, e migliorare il servizio.

«I pochi dibattiti a cui mi sono trovato ad assistere erano le nuove assunzioni da fare e credo che a volte in passato siano state fatte senza seguire i principi della pubblica amministrazione», spiega Di Paolo. «La tematica è un’altra delle anomalie sotto la lente di ingrandimento della Regione che ha attuato una serie di azioni per riportare il settore in equilibrio».

La Regione, in questa legislatura, ha commissariato con il commissario unico, Pierluigi Caputi, direttore del settore del ciclo idrico integrato, i quattro Ato provinciali.
Da mesi è in atto un duro braccio di ferro tra Ato e società di gestione con queste ultime che non stanno attuando le direttive, ad esempio le società di gestione di Sulmona e Lanciano non hanno proceduto allo scioglimento, previsto dalla legge, delle Spa ritenute inutili, proprietarie delle reti e di quelle create per la gestione della depurazione.

Tra le iniziative adottate dalla giunta si cono l’affidamento alla società Price Waterhouse dell’incarico di procedere alla cosiddetta due diligence, un processo investigativo che viene messo in atto per analizzare valore e condizioni di un’azienda e la revisione dei piani di ambito che, secondo l’assessore, non funzionavano perché fatti male.