Appello per salvare Carichieti «Si uniscano le Fondazioni»

Il piano dei sindacati affinché la banca (attualmente commissariata) rimanga l’unica abruzzese «La politica è assente ma le quattro istituzioni possono insieme dare un futuro ai lavoratori»

PESCARA. Un'unica fondazione bancaria abruzzese per entrare in una banca nazionale che abbia radice in Abruzzo, con l'obiettivo di salvare Carichieti, attribuendole un ruolo territoriale. La proposta arriva dai sindacati di categoria dei bancari, che tornano a lanciare l'allarme sulla situazione della Cassa di risparmio della provincia di Chieti che, commissariata dal settembre 2014, a detta della organizzazioni «resta l'unica banca del territorio, fatta eccezione per il Credito cooperativo».

«Dalle banche locali», spiega il segretario della Fisac-Cgil, Francesco Trivelli, «proveniva oltre il 60 per cento del credito erogato sul territorio. Questi istituti erano un po' il polmone dell'economia abruzzese, ma oggi non ci sono più». Dopo l'acquisizione di Caripe da parte di Tercas e di quest'ultima da parte di Banca Popolare di Bari e dopo la fusione di Bls e Carispaq in Bper, il timore dei sindacati è che l'Abruzzo possa perdere anche Carichieti, rischiando di diventare «una regione che non conta più nulla nel panorama italiano». «Un'opportunità, allora», sottolinea Trivelli, «può essere quella di arrivare da quattro Fondazioni - Tercas, PescarAbruzzo, Carichieti e Carispaq - ad un'unica fondazione bancaria che, con un capitale tale da avere voce in capitolo, metta i piedi in una banca nazionale in cui, poi, Carichieti abbia un ruolo territoriale. Ci vuole coraggio e la politica deve capire l'importanza di un'operazione di questo tipo».

Alla vigilia delle elezioni comunali di Chieti, Trivelli e i segretari degli altri tre sindacati di categoria, Claudio Bellini (Fiba-Cisl), Alessandro Rosello (Uilca-Uil) e Antonella Sboro (Fabi), auspicano che «chiunque vinca le elezioni, il giorno successivo inizi a parlare di Carichieti, con l'obiettivo di rilanciarla, e prenda da subito l'impegno di guardare con attenzione le sorti dell'istituto per il futuro dei 600 lavoratori e, soprattutto, per il territorio».

Secondo i sindacalisti bisogna cogliere il momento per registrare l'assenza di un intervento politico e per promuovere un impegno nella gestione di una vicenda che riguarda un istituto bancario che nel tempo «ha sempre avuto profonde commistioni con la politica e che oggi dal mondo della politica sembra dimenticato». «C'è una politica che non fa il suo mestiere», sottolineano i segretari, «e c'è anche una politica passata che è stata assente. Ora è necessario che le operazioni messe in piedi dal commissario siano volte ad un oggettivo risanamento dell'istituto. Ci sono state situazioni assurde. Carichieti era un sistema e dato che nessuno ne parla non sappiamo se il sistema, quello che ha portato al collasso, sia stato scardinato. Bisognerà occuparsi da subito della questione per capire quale futuro dare a questa banca e ai suoi lavoratori».

Lorenzo Dolce

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