Bambino disabile può curarsi solo all’estero

La madre denuncia: «In Abruzzo gli danno la carrozzella, in Slovacchia cammina»

PESCARA. «Ho dovuto portare mio figlio all’estero per curarlo e lì ha camminato, qui in Abruzzo invece continuano a dire che al massimo può avere una vita dignitosa in carrozzella». La signora Maria Rosa racconta il caso del suo bambino di 10 anni affetto da tetraparesi spastica per denunciare le conseguenze dei tagli imposti dal piano di rientro sanitario.

«Le terapie sono state ridotte dal 2009 mettendo a rischio la vita stessa del bambino. Così per proseguire le cure, sono stata costretta a portarlo due volte all’estero, in Slovacchia», racconta la mamma. Accanto a lei ci sono i rappresentanti dell’associazione “Animalisti italiani onlus” e dei Verdi che hanno aiutato la famiglia ad affrontare i viaggi. Il bambino è rimasto in cura all’istituto Adeli-Method di Piestay, seguito dal dottor Petrov, per tutto il mese di settembre. La tecnica adottata, l’ossigenoterapia, ha dato i risultati insperati.

«Non è un miracolo», commenta la madre, «un bambino dell’età di dieci anni sottoposto a terapie adeguate può sperare di migliorare le attività motorie. E’ questo quello che stiamo dimostrando con i viaggi all’estero dove mio figlio viene sottoposto ad attività varie per circa sette-otto ore al giorno. In Abruzzo, invece, continuano a dirmi che il bambino può avere una vita dignitosa anche in carrozzella.

Perché? Mi dicono, inoltre, che ci sarebbe la possibilità di iniziare delle terapie riabilitative ma di mattina, nelle ore in cui il bambino dovrebbe frequentare la scuola, mi si chiede di scegliere tra la formazione e la riabilitazione. Devo dunque scegliere di compromettere la vita sociale, l’integrazione e l’istruzione di mio figlio? Perché non mi accordano le terapie di pomeriggio? Non solo tolgono a mio figlio il diritto alle cure vogliono privarlo anche del diritto all’istruzione.

Perché non capiscono che la disabilità non è un capriccio, ma un problema che va risolto e non trasformato in guai sulla pelle delle famiglie?».
Walter Caporale, capogruppo regionale Verdi-Sd, calca la mano: «E’ possibile che la Regione non riesca ad organizzare un servizio di riabilitazione e terapie senza compromettere il diritto allo studio? Perché non si apre un tavolo di lavoro per provvedere a cure idonee e organizzate? Assistiamo invece alla chiusura dei centri riabilitativi, all’incremento delle tasse per risanare la sanità». Lui, il bambino, intanto si prepara al prossimo viaggio all’estero. Per poter un giorno camminare. (a.mo.)