«Basta danni da cinghiali» Gli agricoltori in piazza 

Centinaia di abruzzesi alla manifestazione della Coldiretti davanti a Montecitorio D’Alessandro: «Subito lo stato di emergenza e una legge straordinaria»

PESCARA . Campi devastati, colture pregiate distrutte, incidenti che spesso si trasformano in tragedia. C’era anche l’Abruzzo, ieri a Roma, davanti Montecitorio, alla manifestazione nazionale promossa da Coldiretti per sensibilizzare le istituzioni al problema derivante dalla massiccia presenza di cinghiali, che ormai hanno conquistato persino le spiagge. Dall’Abruzzo sono partite centinaia di agricoltori, con il presidente regionale di Coldiretti Silvano Di Primio, i presidenti provinciali Angelo Giommo (l’Aquila), Emanuela Ripani (Teramo) e Pier Carmine Tilli (Chieti), i direttori delle federazioni regionale e provinciale, l’assessore regionale Emanuele Imprudente (Lega), il deputato Camillo D’Alessandro (Italia Viva), e decine di sindaci dei Comuni più colpiti, con i gonfaloni e le fasce tricolore. Un fenomeno, quello del proliferare inarrestabile della popolazione di ungulati, che dilaga dalla montagna alla pianura, dalle zone vicino ai fiumi fino a quelle sul mare. «Gli incidenti causati dai cinghiali», dice Coldiretti in una nota, «fanno registrare danni altissimi fra costi per riparazioni meccaniche e di carrozzeria alle auto e spese sanitarie per le persone rimaste ferite e contuse». Ma si tratta, evidenzia Coldiretti, solo della punta dell’iceberg «perché molti non denunciano scoraggiati dalle lungaggini burocratiche e dalle condizioni poste dalle assicurazioni come ad esempio, oltre alle tracce sulla vettura e sull’asfalto, anche il rinvenimento della carcassa dell’animale con il quale ci si è scontrati. All’automobilista, sempre che non debba essere portato in ospedale, non rimane che chiamare il carro-attrezzi e rassegnarsi a pagare i danni senza neppure poter denunciare l’accaduto considerata la mancanza di prove. Non è più solo una questione di risarcimenti ma è diventato un fatto di sicurezza delle persone che va affrontato con decisione». Secondo Coldiretti il numero dei cinghiali è più che raddoppiato negli ultimi dieci anni, passando a oltre 100mila in Abruzzo. « L’eccessiva presenza di selvatici rappresenta un rischio sia per le persone che per l’agroalimentare italiano tra formaggi, salumi e prodotti a base di carne, vini, panetteria e pasticceria. In Abruzzo sono a rischio colture tradizionali come la vite, i cereali, il pregiato zafferano, i tartufi ma anche tantissime varietà di ortaggi solo per fare qualche nome e rendere l’importanza di un tesoro messo in pericolo». D’Alessandro ha presentato un progetto di legge che parte dal superamento dei limiti posti dall’Ispra e arriva fino alla dichiarazione dello stato di emergenza, che consentirebbe ai cacciatori di andare a scovare i cinghiali dove si riproducono, cioè nelle aree protette. «Ci troviamo in una condizione straordinaria», dice, «alla quale si risponde consentendo alla Regione di dichiarare lo stato di emergenza e avere pieni poteri».