Casa dello studente: "Ecco i responsabili del crollo"

La seconda perizia conferma le tesi accusatorie. Il consulente ha escluso il coinvolgimento dell’ex presidente dell’Adsu D’Innocenzo

L’AQUILA. «L’iter amministrativo relativo alla costruzione della Casa dello studente non è legittimo e non è rispondente alla normativa all’epoca vigente. Ed evidenti caratteri di difformità si riscontrano anche sull’iter amministrativo relativo ai lavori successivamente eseguiti». Questo l’esito della seconda perizia, disposta sempre dalla Procura, sul crollo della Casa dello studente.

Conclusioni, quelle a cui è giunta l’architetto Margherita Aledda, che confermano le ipotesi accusatorie della Procura per tutti gli indagati (complessivamente 15, di cui quattro deceduti) con l’unica eccezione di Luca D’Innocenzo, ex presidente dell’Azienda per il diritto agli studi universitari, a cui il perito non attribuisce responsabilità per il crollo costato la vita a 8 ragazzi. Il suo nome, comunque, figura nell’avviso di chiusura delle indagini formulato il 21 dicembre, subito dopo il deposito di questa seconda perizia.

I QUESITI
. Tre i quesiti posti dalla Procura al consulente. Si parte con la ricostruzione dell’iter amministrativo relativo alla costruzione della Casa dello studente e ai successivi lavori. Il tutto verificando la rispondenza delle opere realizzate alla normativa vigente. Quindi l’adeguatezza e idoneità dell’edificio, dal punto di vista normativo e tecnico, in relazione alla loro destinazione d’uso. Infine, la ricerca di ogni elemento utile alla ricostruzione della vicenda. Per il perito «dopo il progetto originario del 1965, già caratterizzato da gravi errori, non vi è traccia di alcuna valutazione di adeguatezza statica delle strutture dell’edificio, né di verifica degli elaborati del progetto originario di dimensionamento strutturale. Circostanza che si ripete anche in occasione dei passaggi di proprietà».

LE RESPONSABILITA’. Il lavoro del perito, racchiuso in 126 pagine, attribuisce agli indagati - confermando così le tesi dei professori Francesco Benedettini e Antonello Salvatori - una serie di responsabilità.

Secondo la perizia l’ingegnere Claudio Botta, progettista e direttore dei lavori dell’originario edificio, «ha redatto un progetto strutturale e i relativi calcoli in modo superficiale e incompleto». Quindi, «la mancanza di un pilastro, la costruzione abusiva di un altro piano seminterrato e l’impiego di materiali scadenti». All’imprenditore Antonio Miconi (deceduto), viene addebitata la responsabilità «di aver utilizzato materiale scadente e di aver realizzato opere difformi dalle autorizzazioni». Per il consulente, Remo Ponzi e Igino Angelini (entrambi deceduti), sono responsabili il primo per «non aver adempiuto agli obblighi del controllo delle opere in cemento armato», l’altro «per aver commissionato e fatto costruire opere difformi da quelle autorizzate». Giorgio Gaudiano, secondo il consulente, «ha omesso di svolgere accertamenti di conformità (su incarico dell’Opera universitaria) tra il progetto e quanto realizzato, nonché sui calcoli strutturali». Walter Navarra, incaricato dall’Opera universitaria di redigere il progetto di ristrutturazione, «non ha accertato la consistenza dell’edificio e non ha effettuato valutazioni di adeguatezza statica e sismica delle strutture».

Il dirigente regionale Ettore Pietrosanti (deceduto), «ha omesso di verificare la rispondenza dell’edificio alla destinazione di residenza per studenti». Bernardino Pace, Carlo Giovani, Pietro Centofanti, Tancredi Rossicone e Massimiliano Andreassi, tutti progettisti e direttori dei lavori di restauro e risanamento conservativo, secondo la perizia, «non hanno effettuato valutazioni di adeguatezza statica e sismica delle strutture e neppure ordinato prove di carico su pali di fondazione. E non hanno considerato che le dimensioni dei pilastri erano diverse da quelle disegnate e che alcuni non risultavano nel progetto esecutivo».

La perizia imputa poi a Pietro Sebastiani (presidente commissione collaudo dei lavori di risanamento e responsabile dell’ufficio tecnico dell’Adsu) e al direttore dell’Adsu Luca Valente «l’omessa vigilanza sulla rispondenza dell’edificio alla destinazione di residenza per studenti e sull’adeguatezza statica e sismica dell’edificio, sia in relazione all’originaria (e deficitaria) consistenza strutturale che agli interventi successivi». Luca Valente viene indicato anche come responsabile della «mancata predisposizione di un idoneo piano per la sicurezza».

La perizia scagiona, invece, Luca D’Innocenzo. Il consulente, dopo aver rimarcato «che l’organo di direzione politica non può revocare o avocare a sé provvedimenti di competenza dei dirigenti», ricorda «la richiesta di notizie sul corretto uso della Casa dello studente» inviata da D’Innocenzo, l’8 maggio del 2006 (subito dopo la sua nomina), a Sebastiani. «Nella risposta Sebastiani dichiara che “i lavori eseguiti hanno riguardato il totale risanamento dell’immobile e ovviato a condizioni di estrema precarietà dallo stesso punto di vista strutturale”.

«Dichiarazioni» dice il perito «palesemente false, perché i lavori hanno riguardato opere di carattere architettonico e impiantistico».