D’Alesio: «Nessun giro di soldi»

L’imprenditore interrogato in carcere dal gip.

PESCARA. «D’Alesio ha ribadito quello che è scritto nell’ordinanza e che riflette la realtà. Per me c’è stato un equivoco culturale: svolgere pressioni su pubblici funzionari perché si individuino modalità per un’allocazione di beni che possano risultare utili all’ammistrazione pubblica, non è vietato. Anzi, se fatto nel rispetto delle regole, è meritevole di tutela». L’avvocato Giuseppe Cichella ha smontato le accuse. Ha chiarito che il suo assistito, Claudio D’Alesio, è al centro di un «equivoco culturale». E’ durato tre ore l’interrogatorio di D’Alesio, l’imprenditore amministratore delegato della Fira servizi, arrestato nell’ambito dell’operazione Ground Zero insieme a Italo Mileti, coinvolti nell’inchiesta che vede tra gli indagati anche l’assessore alla Sanità Lanfranco Venturoni. D’Alesio e Mileti sono accusati di millantato credito nell’ambito della ricostruzione post terremoto per una gara d’appalto per la nuova sede degli uffici amministrativi della Asl dell’Aquila. D’Alesio è stato interrogato ieri nel carcere di San Donato di Pescara dal gip Luca De Ninis, mentre l’interrogatorio di Mileti è stato aggiornato a oggi, alle 12.

Giuseppe Cichella ha negato ogni addebito per il suo assistito e ha confermato l’incontro avvenuto nell’ufficio dell’assessore Venturoni. «Ma non c’è alcun giro di soldi», ha detto l’avvocato. «Nessuna ipotesi di corruzione: ai miei assistiti non è stato contestato né di aver effettuato pagamenti né di aver risposto a sollecitazioni di questo tipo». Per D’Alesio, Cichella ha chiesto al giudice sia la revoca della misura cautelare sia dell’ordinanza «perché nei fatti addebitati non c’è alcun reato, neanche il tentativo». Per tornare, poi, a battere sull’equivoco: «Mi vogliono persuadere del fatto che chi fa lobbyng sia giudicato un malfattore; esiste invece una legge che disciplina l’attività di lobbyng, un registro in cui sono indicate le persone e le attività che svolgono, varato questo mese per dare più trasparenza a chi esercita questo tipo di attività. Ma è un’attività ritenuta lecita». Il nome del legale pescarese è finito anche nell’ordinanza, ma lui spiega: «Sono il loro consulente da molti anni e siamo in ottimi rapporti».