D'Alessandro: il Pd ha vinto rinnovandosi

«E non vorrei che dopo i garibaldini arrivasse il Cavour di turno»

PESCARA. «Il voto dice che i cittadini abruzzesi, oggi, ci percepiscono come quelli che governeranno in futuro». Così il capogruppo del Pd in Regione Camillo D'Alessandro legge il risultato delle elezioni comunali di domenica e lunedì.

«Per il Pd», dice D'Alessandro, «queste sono state le elezioni del rinnovamento. Lo si è visto anche nella modalità di scelta dei candidati. Quando il Pd è stato chiamato a farlo, ha compiuto anche un passo indietro rispetto alle liste civiche. Abbiamo, cioè, suerato l'idea che il Pd debba contenere tutto proponendo una visione orizzontale della politica. Il rinnovamento è testimoniato anche dai numerosi giovani eletti nel consigli comunali, molti dei quali sono nostri dirigenti locali. Penso, per fare un esempio, a Leo Marongiu eletto Lanciano, che è il nostro segretario cittadino. Quando, invece, nei processi di scelta non prevale il buon senso, si perde.

Dove non è prevalso il buon senso?
«Credo, per esempio, che a Roseto intorno a Teresa Ginoble avremmo potuto costruire una coalizione più ampia».

Cos'è mancato?
«Una migliore lettura delle dinamiche sociali».

Il successo in provincia di Chieti come lo spiega?
«Con una combinazione di fattori. Intanto, in provincia di Chieti i cittadini hanno visto un Pd che si è riorganizzato anche dopo le sconfitte più sonore con una nuova classe dirigente. L'età media dei nostri segretari non supera i 40 anni. Con questa classe dirigente abbiamo costruito una lettura diversa della società, nuova anche rispetto alle vecchie certezze del centrosinistra. Certo però non vorrei ora lavorare per un Pd dove ci sono i garibaldini buoni a fare le battaglie e a vincerle per poi far arrivare il Cavour di turno».

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