Da Guardiagrele a Sochi: ecco Ferroni, il tutor dei vip olimpionici

Marcello è un manager del Cio, tocca a lui risolvere i problemi logistici delle federazioni internazionali

PESCARA. Da Guardiagrele a Sochi. Dall’Abruzzo alle Olimpiadi invernali. Marcello Ferroni la sua medaglia la sta vincendo giorno dopo giorno, partecipando all’organizzazione dell’evento. Sì, perché il 31enne guardiese è uno dei manager alle dipendenze del Cio (comitato internazionale olimpico) e si sta occupando dell’area Hospitality. Si chiama Olympic Club la struttura dove passeranno tutti i personaggi vip, sportivi e non. Da Putin al segretario dell’Onu Ban Ki-moon. Una presenza dietro le quinte di una rassegna a cui non sarà presente alcun atleta abruzzese. La storia di Marcello Ferroni è quella di un giovane passato dall’università di Teramo, dove ha frequentato il corso “management dello sport”, e che si è fatto le ossa ai Giochi del Mediterraneo del 2009, a Pescara. «E dire che volevo fare il pilota, ho frequentato l’Accademia aeronautica di Milano…». Ma il richiamo di casa lo ha riportato in Abruzzo. E da qui ha intrapreso un’altra strada. «Sono un appassionato di sport e così, non avendo il talento per affermarmi da atleta, ho scelto un’altra strada. E ho fatto l’università di Teramo, da lì si sono aperte delle porte che mi hanno portato fino a Sochi».

Che Olimpiadi saranno?

«Un evento gigantesco, di grande impatto. Siamo abituati alla bellezza delle Olimpiadi estive, beh questa sarà ancora più grandiosa. Basti pensare che il budget a disposizione è di gran lunga superiore a quello utilizzato per le ultime Olimpiadi. Si parla di 36 miliardi di euro investiti per l’evento».

C’è sentore delle minacce terroristiche?

«Un po’ di tensione si avverte. Ogni dieci metri ci sono poliziotti che controllano tutto. Per certi versi è un bene per noi, ma rende l’idea della massima allerta. Io, ad esempio, vengo controllato circa cinque volte al giorno, eppure sono dell’organizzazione. In giro si vede poca gente del posto, ormai sommersa dagli “ospiti”. Man mano che ci avviciniamo alla cerimonia d’apertura si comincia a respirare l’atmosfera gioiosa dei Giochi».

Da quando è a Sochi?

«Sono arrivato qui il 27 ottobre, bene che vada tornerò a casa a metà marzo».

Che cosa fa di preciso?

«Per anni mi sono interfacciato con le federazioni internazionali per recepire le loro necessità infrastrutturali e logistiche per poi riportarle ai vari gestori degli impianti. In questa occasione, invece, ho un ruolo di coordinamento dell’Olympic Club che sarà la casa del Cio dove passeranno tutti i personaggi internazionali. Mi sono occupato anche della selezione delle forniture, dall’Italia e non, di materiali necessari per far funzionare l’Hospitality».

Sochi, una località di mare che ospiterà le Olimpiadi invernali, come è possibile?

«E’ possibile, è possibile. Questa è un’occasione unica per la Russia che non ha lesinato sforzi per fare bella figura e lanciare l’immagine del Paese a livello internazionale. In pratica, è stato creato tutto dal niente».

Sia più preciso.

«L’evento sarà distribuito su due location, così come avvenne per Torino-Bardonecchia. A Sochi, ad esempio, ci sono gli impianti per gli sport al chiuso. Alcune gare verranno disputate nella stazione sciistica di Krasnaja Poljana circa 45 km dalla città olimpica, mentre il villaggio verrà ospitato nella cittadina di Adler, a circa 28 km da Sochi».

E lei? Qual è la sua storia? «Sono “emigrato” a 16 anni per poi tornare in Abruzzo e frequentare il corso di “Management dello sport e delle imprese sportive” all’università di Teramo e conseguire triennale e specialistica (con l’aggiunta nel 2010 di un Master full time in Business dello sport del Sole 24ore)».

La svolta della sua vita?

«Nel 2005, appena formatosi il comitato organizzatore, sono entrato come stagista nei Giochi del Mediterraneo di Pescara 2009, assumendo dopo due anni il coordinamento dell’area sport ed impianti sportivi».

E poi?

«Da sette anni il mio lavoro consiste, come ho detto, nell’interfacciarmi con le federazioni sportive internazionali per recepire le loro necessità infrastrutturali e logistiche. È questa la sfida più grande ed al contempo la bellezza di ciò che faccio: entrare in contatto, in ogni evento, con diversi organismi sportivi, conoscere nel dettaglio i particolari delle loro organizzazioni e trattare poi con le istituzioni locali, i gestori degli impianti sportivi ed i fornitori per allestire gli impianti sportivi pronti per ospitare grandi manifestazioni. Dopo Pescara 2009, ho partecipato anche ai World Masters Games di Torino 2013 e a vari eventi monosportivi».

©RIPRODUZIONE RISERVATA