Elettrodotto, bloccato il Montenegro

Emendamento dei Verdi a Bruxelles: «Pubblichi i termini dell'accordo con Terna»

PESCARA. Per ora, la forza dell'opposizione è più potente dell'energia elettrica e non ha bisogno del cavo per attraversare il mare Adriatico e mezza Europa. Ieri, nella burrascosa vicenda dell'interconnessione elettrica tra l'Italia e il Montenegro, che riguarda l'Abruzzo perché il cavo sbucherà a Villanova di Cepagatti, si sono inseriti i Verdi e la Commissione affari esteri del parlamento europeo.

I primi, a Bruxelles, hanno presentato un emendamento alla proposta di risoluzione sul processo di integrazione europea della repubblica balcanica. L'emendamento è stato approvato dalla Commissione. I Verdi hanno sollecitano «le autorità montenegrine, in particolare il ministro dell'Economia, a pubblicare sul loro sito web il recente accordo per l'installazione di un cavo sotterraneo per il trasporto di energie fra il Montenegro e l'Italia», e hanno preso nota «della denuncia giudiziaria sporta in Italia da alcuni comuni e Ong in merito a tale progetto». Sulle possibili ricadute ambientali dell'opera, i Verdi sono stati chiarissimi: «Vanno rese pubbliche tutte le implicazioni dell'accordo, compreso l'impatto ambientale».

La risposta del governo montenegrino è attesa in tempi brevissimi. Ma è difficile che basti a placare polemiche fermentate molto tempo prima dell'accordo ufficiale. Il 23 novembre 2010, nella capitale del Montenegro, Podgorica, i ministri dell'Economia italiano e montenegrino, Romani e Vujovic, sotto gli occhi del primo ministro Dukanovic, hanno firmato l'accordo di un progetto imponente, le cui radici affondano al 10 dicembre dicembre 2007, quando il ministro Bersani - erano i tempi del governo Prodi - siglarono il primo accordo, forti anche del fatto che il deficit abruzzese in tema di elettricità, secondo i dati diffusi da Terna, è di circa il 25 per cento.
Il cavo sottomarino della società Terna spa sarà lungo 415 chilometri e in Italia entrerà interrato a Pescara, a Fosso Vallelunga, per sbucare a Villanova di Cepagatti, dov'è prevista una stazione di conversione con la Puglia. Il Comune di Pescara riceverà a titolo compensativo da Terna Spa 5 milioni di euro più Iva. Cepagatti, proprio per via della stazione di compensazione, otterrà 7 milioni di euro. Terna Spa investirà su Pescara anche 3 milioni e mezzo di euro necessari per interrare il cavo che oggi corre in via aerea sulle zone di Fontanelle e San Donato.
Passando sotto l'Adriatico, il supercavo elettrico sarà in grado di portare energia per 1.000 megawatt, vale a dire il fabbisogno giornaliero medio di Milano. La linea partirà da Tivat-Kotor per finire a Villanova di Cepagatti. L'entrata in servizio è fissata per il 2015.
Si tratta dell progetto di interconnessione elettrica di maggior rilievo di Terna Spa per il collegamento con l'area balcanica e ha, ovviamente, l'approvazione del ministero dello Sviluppo economico. Il Montenegro, grazie al suo posizionamento geografico e alla rete di trasmissione con gli altri paesi dell'ex Jugoslavia (Bosnia Erzegovina, Serbia, Kosovo), con l'Albania e, tramite la Serbia, con Bulgaria e Romania, recita il ruolo di piattaforma elettrica di scambio tra Italia e regione balcanica.
Durante la conferenza stampa tenuta nella sala della Villa governativa di Podgorica, l'amministratore delegato di Terna Spa, Flavio Cattaneo, ha parlato dell'impatto ambientale che il cavo avrà nel Pescarese. «Ribadisco che per gran parte l'opera sarà sotterranea», ha detto. «E, comunque, rispetteremo tutti i complessi e severi step previsti dalle norme di tutela ambientale. Questi accordi segnano un punto d'arrivo di un percorso virtuso che Terna porta avanti da 4 anni. Adesso entriamo nel vivo della fase operativa. Il nuovo ponte elettrico tra Italia e Montenegro rientra nell'ambito degli accordi intergovernativi tra i due paesi e consentirà una riduzione dei costi per il sistema elettrico di circa 225 milioni di euro l'anno, rendendo inoltre più efficiente e sicuro il sistema elettrico dell'Italia centrale con l'importazione di energia verde, soprattutto da fonte idroelettrica».
Parole, quelle del manager, che non hanno convinto chi guardava e guarda alla via sottomarina dell'energia elettrica come a un grande pericolo per la collettività.

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