«Flashdance», il fascino del musical

Silvano Torrieri, teramano, nel cast dello spettacolo: «Migliaia di giovani ogni sera in sala»

Il musical è il fenomeno del momento, un genere che riesce a raccogliere l'entusiastico consenso di genitori (magari nati negli anni Settanta e Ottanta, non a caso periodi a cui fanno riferimento molte delle produzioni in circolazione) e figli. E così mentre il teatro è sempre più in difficoltà, anche grazie ai fondi sempre più esigui da parte dello Stato a tutti i livelli, il musical, senza soldi pubblici, riempie i teatri e i palasport portando fuori casa famiglie intere.

Uno dei musical più seguiti del momento è «Flashdance», versione teatrale del film del 1983 con una splendida Jennifer Beals, operaio di giorno e ballerina di notte nei locali di quart'ordine con il sogno della danza.

«Flashdance», prodotta da Stage Entertainment, la più grande società di live entertainment in Europa (che ha in scena anche «Mamma mia» e «La bella e la bestia»), è fino al 23 gennaio a Milano, al teatro della Luna, per poi girare l'Italia (Trieste, Firenze, Padova, Torino, Bologna, Bari). Il tour si concluderà dal 13 aprile al 22 maggio al teatro Olimpico di Roma.

Le canzoni che accompagnano questa storia sono ormai diventate hit intramontabili: Flashdance - What a feeling (premio Oscar per la migliore canzone 1983), She's a maniac, Manhunt, Gloria; melodie di un'emozione indimenticabile.

Alex Owens, l'iconica Jennifer Beals del film, è interpretata da Simona Samarelli. Il cast, selezionato tra 3.800 candidati, comprende alcuni dei più affermati talenti del teatro musicale italiano. A fianco della protagonista ci sono Filippo Strocchi, Barbara Corradini, e Massimiliano Pironti. Cinquanta le persone coinvolte tra interpreti, musicisti e tecnici, 30 i cambi di scena a vista, 200 i costumi. La regia è di Federico Bellone con la supervisione artistica di Glenn Casale. La traduzione e l'adattamento di testo e liriche si devono a Franco Travaglio.

La direzione musicale è di Valeriano Chiaravalle.

Nel cast anche un attore abruzzese, Silvano Torrieri, 43 anni, teramano.

Non c'è pericolo che «Flashdance» arriverà anche in Abruzzo?
«Credo di no, non veniamo in Abruzzo», spiega l'attore al telefono da Milano, «per una questione, più che altro, di "tenitura" dello spettacolo. La Stage Entertainment è nata solo due tre anni fa ma ha raggiunto già il top, tanto che quest'anno ha tre produzioni allestite in contemporanea. E hanno sposato al massimo questo concetto della lunga "tenitura", cioè tenere, per ovvi motivi economici, uno spettacolo il più possibile in una città. E in Abruzzo solo Pescara potrebbe riuscire a tenere uno show per più di qualche giorno, una settimana, ma non è ancora abbastanza per gli obiettivi della società che punta ad almeno due settimane per abbattere i costi».

Il musical cresce fortissimamente, in Italia, mentre il teatro calassico scende.
«Sì, purtroppo è così. Il musical cresce anche perché le tematiche sono maggiormente alla portata di tutti. Si vanno a mettere in scena dei cult movie, come appunto "Flashdance" che portano un grande pubblico. E' evidente che il teatro offre tantissime belle storie ma in questo periodo storico non riesce a trainare una grande audience».

Fondamentalmente, forse, la cosa più importante è che il musical porta a teatro i giovani e i giovanissimi.
«Sì e questa è una cosa bella, ed è quello che forse manca al teatro di prosa, manca questo slancio. Noi ogni sera abbiamo 1.700-1.800 spettatori e ci sono un mare di giovani. Ieri sera (giovedì per chi legge, ndr) durante gli applausi finali, quando riusciamo a vedere il pubblico in sala, abbiamo visto tanti genitori con bambini anche di 4 o 5 anni. E' un bel segnale, anche perché i bambini, i ragazzi che vengono portati a teatro oggi saranno il nostro pubblico nel futuro».

Lei è un attore «serio», si è formato nella scuola di teatro più importante d'Italia, quella del Piccolo di Strehler e ha lavorato anche in Abruzzo con il Tsa, con il Florian di Pescara e con il regista pescarese Raffaele De Ritis. Ma cosa ci fa in un musical?
«(ride) Sono arrivato al musical intanto perché è un'esperienza che mi mancava, soprattutto a questi livelli. Avevo avuto modo già di lavorare nel teatro musicale o nell'opera e ci sono tanti punti di contatto: noi abbiamo una band che suona dal vivo, cantiamo dal vivo e io devo anche ballare, certo non potendo competere con i professionisti bravissimi che sono con me sul palco. Ci sono arrivato perché proprio il teatro d'opera mi ha incuriosito. E poi, la cosa che mi piace di più, è che bisogna arrivare ai ragazzi, ai giovani. Mi viene in mente l'ottimo lavoro che Raffaele De Ritis sta facendo da qualche anno a Pescara con Funambolika e la scommessa, vinta, del circo».

Lei è uno dei tanti artisti abruzzesi che sono in giro per l'Italia o per il mondo, ma nella sua regione non riesce a lavorare.
«Questa è una nota stonata, che tra colleghi corregionali, ci dà un po' di dolore. Certo, nessuno è profeta in patria, e vabbe'. Ma mi dispiace anche perché da noi c'è un pubblico strepitoso. Prima ho citato Funambolika e Raffaele De Ritis non a caso. Non è un pubblico ignorante, il nostro, sa, quando si siede a teatro, cosa ha di fronte, sa riconoscere un prodotto valido da uno che non lo è. Quello che è il lato peggiore è la parte pubblica, Comuni, Province, Regione, che non hanno mai fatto una politica seria, e mi fermo subito per stendere un velo pietoso.

Il suo personaggio in Flashdance?
«Il mio è un doppio ruolo. Sono sia Joe, uno degli operai che verrà licenziato per motivi economici dall'industria in cui lavora anche la protagonista Alex, e che quindi ha un rapporto molto particolare con lei, e poi ho il ruolo di Henry, che è il proprietario del locale dove Alex si esibisce».

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