Il ponte ad alta tensione

I tecnici di Terna spiegano il progetto Villanova-Tivat

PESCARA. Da qui al 2019 la previsione di crescita dei consumi elettrici in Abruzzo è del 2,8 per cento l'anno, contro una crescita nazionale dell'1,6%. A fronte di questa fame di elettricità, riferibile soprattutto allo sviluppo dell'area costiera e metropolitana Chieti-Pescara, la Regione denuncia un deficit elettrico pari al 25% del suo fabbisogno e una rete di distribuzione altamente insufficiente.

Il progetto di elettrodotto Villanova-Tivat, tra l'Abruzzo e il Montenegro, della società Terna (415 chilometri di cavo a mare o interrato) dovrà superare questo gap, evitare i rischi di black out (che oggi penalizzano soprattutto l'industria che assorbe il 50% dei consumi elettrici) e garantire alla regione crescita e sviluppo. E non solo alla regione. Il nodo di Villanova smisterà energia elettrica in tutta l'Italia centrale, una delle aree meno infrastrutturate dal punto di vista della rete elettrica. L'opera realizzerà il primo ponte elettrico con i Balcani, grazie a un investimento di 760 milioni di euro che darà lavoro a 200 addetti e a oltre 60 imprese per tre anni.

EFFETTO NIMBY
Tutto semplice e chiaro, se non fosse per l'effetto "Nimby" (Not in my backyard, "lavorate pure ma lontani dal cortile di casa mia") che si accompagna alla realizzazione di ogni infrastruttura. Nimby alimentato dall'opposizione di comitati e comunità locali effetto di una crescente sensibilità ambientalista, di paure più o meno irrazionali, di cattiva informazione, di contrapposizioni politiche, ma anche di comportamenti e iniziative francamente speculativi da parte di imprese ed enti locali, come dimostra il disastrato paesaggio urbano italiano e la perenne emergenza ambientale.

Per fare chiarezza sul progetto Villanova-Tivat abbiamo incontrato in redazione l'ingegner Gianni Vittorio Armani, direttore delle operazioni in Italia di Terna, Giovanni Buttitta e Luca Del Pozzo responsabili relazioni esterne della società, guidata dall'amministratore delegato Flavio Cattaneo, che possiede e gestisce la rete elettrica nazionale.

Il primo dubbio è relativo alla salute. Fa male convivere a poca distanza da un cavo elettrico di 16 centimetri di diametro? «La linea sarà al 100% sottomarina e interrata a un metro e mezzo di profondità», spiega Buttitta, «e trasporterà corrente continua, che non ha oscillazioni di campo e non emette campi elettromagnetici. Siamo a un elettromagnetismo pari a quello naturale della Terra. Non è un caso che tutti gli studi fatti sui potenziali danni dell'elettromagnetismo riguardano la corrente alternata». Banalizzando, l'uso di un asciugacapelli espone a una maggiore quantità di onde elettromagnetiche, per non parlare dei telefonini. Stesso discorso per le linee aeree «che sono realizzate secondo le normative nazionali e le raccomandazioni europee» dunque in piena sicurezza.

Va archiviato per Terna anche il discorso sul nucleare. Il progetto Villanova-Tivat (ma soprattutto l'elettrodotto Villanova-Gissi di Abruzzo Energia, progetto diverso da Villanova-Tivat) non sarà il cavallo di Troia per il nucleare made in Abruzzo o Molise, come ipotizzano Verdi e ambientalisti.

«Il progetto risale al piano di sviluppo 2005 di Terna, quando il discorso sul ritorno dell'Italia al nucleare era lontanissimo», dice l'ingegner Armani, «il protocollo fu firmato nel 2007 dall'allora ministro Pierluigi Bersani, governo Prodi. Va aggiunto che l'interconnessione con i Balcani e il Montenegro è uno dei punti di implementazione del Corridoio VIII dell'Unione europea, deciso nel 2000-2001, quindi in anni ancora più lontani».

L'unica ragione del progetto, insiste Armani, è quella di portare energia elettrica meno costosa e più pulita dai Balcani all'Italia.

Meno costosa perché oggi in Italia il costo dell'energia elettrica è il più alto d'Europa se si fa eccezione per Malta, e incide pesantemente sui bilanci familiari ma soprattutto sulla competitività delle imprese. «Siamo a 70 euro al Kw/h, mentre nei Balcani siamo a 30 euro. Le interconnessioni come quella col Montenegro permettono quindi di scambiare energia a costi competitivi». Terna stima che il risparmio per le bollette degli italiani sarà pari a 225 milioni di euro l'anno.

L'energia montenegrina è anche energia pulita, rinnovabile, perché è prodotta da centrali idroelettriche. Importare energia elettrica di questa qualità è dunque funzionale anche agli obiettivi di Kyoto sull'abbattimento di Co2 nell'atmosfera. Kyoto impegna i paesi dell'Unione europea a raggiungere entro il 2020 il 20% di energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili. L'Italia si è data l'obiettivo del 17%, ma in Italia, spiega l'ingegner Armani, non c'è grande possibilità di crescere nelle energie rinnovabili. «L'idroelettrico italiano è di fatti saturo», dice Armani, «dal geotermico non ci si può aspettare molto in termini di crescita, restano l'eolico e il solare, che però sono soprattutto al Sud e non sono molto efficienti».

Importarla dunque può essere una soluzione.

I TEMPI
Tra quanto tempo gli abruzzesi potranno accendere lampadine e televisori con la corrente montenegrina? «Occorreranno quattro anni», dice l'ingegner Armani, «quindi l'inizio dell'operatività è nel 2013, l'incertezza è anche nella fornitura dei cavi per i quali ci sono solo due produttori al mondo».

Ma l'incertezza è anche nella complessità dell'iter che deve mettere d'accordo Stato, Regione ed enti locali su una prassi autorizzativa che, ammette Armani «non migliora affatto l'impatto ambientale delle opere».

Per il progetto Villanova-Tivat, il progetto ha ottenuto l'assenso ambientale, archeologico e paesaggistico. E' stata svolta la prima conferenza di servizi con i comuni interessati, «stiamo sottoscrivendo gli accordo con gli enti locali e concordando le compensazioni», qualche milione di euro che Terna investirà per opere infrastrututrali a vantaggio del territorio. La società ha accolto anche la variante sul tracciato proposta dal Comune di Pescara (l'elettrodotto attraversa la città, in base alla variante i cavi saranno fatti passare a sud della città parallelamente alla statale 16). A questo punto manca solo la seconda conferenza di servizi nella quale verranno accolte le varianti. Poi toccherà alla Regione esprimersi (il parere sembra scontato: «Con la Regione c'è una buona intesa») e infine al ministero dello Sviluppo e a quello dell'Ambiente recepire i pareri e emanare i decreti. Tutto questo entro i primi tre mesi del 2011 per essere operativi alla data indicata.

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