L’Aquila in musica ricorda Nino Carloni

«Il coraggio dell’utopia» è il titolo, giusto, scelto per ricordare Nino Carloni. Oggi l’avvocato della musica, una constatazione più che una definizione un po’ avvolta nella poesia, avrebbe compiuto 100 anni. E la sua città, L’Aquila, lo ricorda con un concerto affidato alla bacchetta di Orazio Tuccella e alla musica dell’Officina musicale l’ultima, in ordine cronologico, sua «creazione» tra le istituzioni aquilane, tutte nate dalla sua coraggiosa utopia.

Il concerto, tutto dedicato a Mozart (Divertimenti K 247 e K 334), è in programma alle 17 nel Ridotto del teatro Comunale dell’Aquila e sarà preceduto dal saluto delle autorità e del presidente dell’Ordine degli avvocati dell’Aquila, dalla proiezione del film documento: «I Solisti aquilani 1968-2008 (musica e immagini di una storia quarantennale) e dalla commemorazione ufficiale, tenuta da Francesco Sanvitale.

La celebrazione, che prevede una serie di iniziative in programma fino al prossimo novembre, è una festa della musica aquilana in particolare e abruzzese in generale. Carloni è stato il fondatore di tutte le più importanti istituzioni aquilane, a partire dal 1946 quando, subito dopo la guerra, la sua inesauribile capacità organizzativa e ideativa, fece nascere la società Barattelli che ha avuto il grande merito di portare in città, e in Abruzzo dunque, tutti i principali musicisti classici, da Rubinstein al Quartetto italiano.

Non solo, Carloni, sul tronco della Barattelli, innestò una serie incredibile di iniziative che portarono all’apertura del conservatorio Casella (nel 1967/68 sezione staccata della romana Santa Cecilia), alla formazione del complesso da camera i Solisti aquilani costruito nel 1968 sulla Camerata musicale di Roma di Vittorio Antonellini, alla nascita dell’Istituzione sinfonica abruzzese (1970) con l’orchestra che debuttò nel 1974, e all’Ensemble Barattelli, oggi Officina musicale.

Una ricchezza straordinaria per la città dell’Aquila e per l’Abruzzo, una sfida senza precedenti, tenuto conto dei tempi e della posizione geografica di quei territori.

Ma Nino Carloni (Giovanni, all’anagrafe, nato il 23 marzo 1910 a Posta, provincia dell’Aquila - oggi provincia di Rieti, e scomparso il 30 settembre 1987 nella sua amatissima città) fu un valente avvocato, avendo, tra i tantissimi incarichi, anche un ruolo di primo piano nel processo per il disastro del Vajont, il cui processo si tenne, nel settembre 1969, proprio all’Aquila.

Carloni, con la figlia Fiorella, difese gli interessi del Comune di Longarone e di numerosi superstiti.

«Più tardi», scrive Francesco Sanvitale, uno dei suoi pupilli, nel libro Nino Carloni, l’avvocato della musica, «si attiverà perché anche l’università dell’Aquila avesse una cattedra di Storia della musica. Questi erano gli effetti concreti di un progetto che non si limitava a una visione immediata, cioè alla semplice organizzazione e all’effimero consumo della musica per quanto di qualità, ma guardava a uno sviluppo che fosse la garanzia di un reale radicamento della cultura musicale nella città e nella regione. Egli intuiva», continua Sanvitale nel suo libro, «già alla metà degli anni Sessanta, che una struttura distributiva, per quanto di altissimo livello, non poteva costruire elemento di completezza in una visione che per forza di cose doveva essere più ampia. Quando chiese a Vittorio Antonellini di portare all’Aquila un gruppo di solisti d’arco che già operava a Roma facendogli assumere il nome di Solisti aquilani, disse che questo era il primo passo perché si cominciasse a far fuoco con la propria legna».

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