Regione, Chiodi perde consensi

Ultimo tra i governatori con il 47%, in calo dell'1,8%

PESCARA. Tanto vale cominciare a leggere dal basso questa classifica dei governatori, snocciolata dal Sole 24 Ore e subito commentata a destra e a sinistra come se fosse l'exit poll delle prossime elezioni regionali. In basso, con discreta perdita di consenso, c'è infatti il governatore abruzzese Gianni Chiodi, in buona compagnia con il governatore del Molise Michele Iorio e con Ugo Cappellacci presidente della Sardegna. Tre amministratori di centrodestra, appaiati a quota 47 per cento e al 16º e ultimo posto tra tutti i governatori italiani.

La percentuale si riferisce al consenso ottenuto a una sola domanda formulata dalla Ipr Marketing a 2000 elettori abruzzesi: «Le chiedo un giudizio complessivo sull'operato del presidente della Regione nel 2010. Se domani ci fossero le elezioni regionali, lei voterebbe a favore o contro l'attuale presidente di Regione?». La differenza di gradimento è stata misurata sui voti presi alle ultime regionali e sul consenso ottenuto al sondaggio dello scorso anno.

Il 47% degli abruzzesi ha risposto alla domanda di Ipr Marketing che voterebbe di nuovo Chiodi. Un 3% in meno rispetto al sondaggio dello scorso anno e un 1,8% in meno rispetto al risultato reale ottenuto da Chiodi alle regionali del 2008. Certo, qualsiasi coalizione metterebbe la firma su un risultato del 47%, che potrebbe risultare comunque vincente in una competizione elettorale. Il dato che può preoccupare Chiodi (e soprattutto la sua coalizione) è, oltre alla innegabile erosione del consenso, la mancanza di calore attorno a un'azione di governo innegabilmente difficile, soprattutto per il dopo-terremoto, che avrebbe dovuto spingere gli abruzzesi a stringersi attorno all'esecutivo per ottenere più ascolto a Roma. E' questo il vero campanello d'allarme: se il 47% può essere dignitoso e persino vincente per le urne, è disastroso per un sondaggio basato sul gradimento e dunque sull'immagine (più che sulle vere realizzazioni) che il governatore dà di sé e della propria azione di governo. E d'altronde è su sondaggi come questi che il governatore può registrare quel consenso che alle urne gli è negato a causa della polarizzazione delle posizioni politiche.

Il confronto con gli altri governatori è impietoso, ma lì giocano un ruolo fondamentale i bacini elettorali di partenza. Difficile paragonare il Veneto di Zaia, primo nella classifica, con l'Abruzzo che si è recato al voto nel 2008 stremato dalla vicenda Sanitopoli. E infatti non c'è partita tra Chiodi e Zaia che guadagna consensi anche con una abile strategia di lotta e di governo che gli è garantita dalla militanza leghista. E che il disastro dell'alluvione non ha scalfito. Per le cose che dice, Zaia sta al governo come la Fiom sta alla Fiat, salvo poi sedersi allo stesso tavolo quando si tratta di decidere. E' una tattica che Chiodi dovrebbe studiare. Altro punto: Zaia esalta il gioco di squadra, lato debole di Chiodi, che dalla concentrazione delle cariche (sanità, terremoto, rifiuti) e dalle vicissitudini della sua giunta rischia di apparire troppo solo e unico responsabile delle difficoltà in cui versa la regione.

La dichiarazione di Zaia è esemplare: «Il risultato del sondaggio è un segnale forte di un legame con il territorio che funziona. E' una vittoria di squadra, che dimostra il successo del team veneto, in particolare degli assessori che stanno lavorando assieme a me e a cui dedico questo riconoscimento». «Questo sondaggio ci sprona a continuare su quella linea che abbiamo seguito in questi mesi: cercare il dialogo con i cittadini, il confronto con le amministrazioni, la quadratura dei conti con senso della realtà e con la precisa volontà di aiutare le fasce più deboli della popolazione».

Come si legge qui di lato, Chiodi giustifica il calo di consenso con la necessaria politica di rigore cui è costretto dalle condizioni economiche generali e locali. Un'analisi che fa anche il direttore di Ipr Marketing Antonio Noto: «Al di là dei casi specifici è evidente come il dato generale rifletta la difficile condizione delle amministrazioni locali in un quadro economico fortemente condizionato dalla crisi e dalla contrazione delle politiche di spesa».

Fanno meglio di Chiodi tutti gli altri, ma c'è qualcuno che sta perdendo consensi con maggiore velocità rispetto al governatore abruzzese.

Dopo Zaia al secondo posto, con il 60% si piazza il neo eletto presidente della Toscana Enrico Rossi che guadagna uno 0,3% ripetto all'ultimo voto. Segue al terzo posto, al 59%, con un progresso dell'1,2% rispetto alle recenti elezioni, il presidente della Calabria Giuseppe Scopelliti. Sostanzialmente stabile, con il 56% si conferma il presidente della Lombardia, Roberto Formigoni. Al 55,5% la presidente dell'Umbria Catiuscia Marini, anche lei neo eletta. Significativo il risultato del presidente del Piemonte Roberto Cota, il quale cresce rispetto alle consultazioni che lo hanno visto vincitore del 2,7% e sale al 50%, affiancato tra gli altri da Nichi Vendola (Puglia) che guadagna un 1,3% rispetto al voto. Ma che dire del 5,8% che perde il presidente della Basilicata Vito De Filippo, che pure è al 6º posto in classifica? O del 15,4% che perde il governatore della Sicilia Raffaele Lombardo che è 11º?

Ecco l'analisi dell'altra maglia nera, il sardo Cappellacci: «Ho molto rispetto per i sondaggi, ma credo che una valutazione più completa sul gradimento del presidente della Regione non si possa avere ora dopo un anno molto difficile a causa della crisi: il vero risultato si vede alla fine e su questo stiamo lavorando. Sempre con rispetto, i sondaggi lasciano il tempo che trovano ad esempio al momento delle elezioni, nel febbraio 2009, un sondaggio mi dava per perdente e poi abbiamo vinto con un distacco enorme sull'avversario».

Una manifestazione di scetticismo che è anche di un vincente come il governatore della Liguria Claudio Burlando: «Ho sempre preso con le molle questa classifica quando era poco buona, faccio lo stesso oggi che è molto buona. Mi sembra comunque che io sia uno di quelli che cresce di più. Il merito? Io ho sempre cercato di dire in questi anni come stanno le cose, a cominciare dalla crisi economica, di cui non ho mai nascosto i rischi, spiegando che sarebbe stata molto dura e molto pesante L'altra cosa che ho cercato di fare è di girare per i Comuni. Ne ho già visitati 72 dopo le ultime elezioni. Oggi sto andando nello spezzino in quelli colpiti dall'alluvione. Guardo, ascolto, poi decido». Poi aggiunge un concetto che potrebbe essere il programma di Chiodi per i prossimi due anni: «Io cominciai col deficit della sanità e con cose molto impopolari come l'aumento delle aliquote Irpef per fronteggiarla. Poi, però, siamo stati in grado di recuperare il disavanzo e di togliere le tasse».

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