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Sanità, stop dei sindacati al piano della Regione

«La delibera sulle linee guida prevede figure inutili e che costano 1,6milioni». Replica Paolucci: quei ruoli sono necessari, disponibile a trovare un accordo

PESCARA. L'Intersindacale abruzzese contro la delibera regionale 78 del 28 febbraio che traccia le nuove linee guida della Sanità pubblica e l'adozione degli atti aziendali. Punto cruciale della contesa, sostenuto dalle sigle sindacali, riguarda l'individuazione di due ulteriori figure professionali per ciascuna delle quattro Asl, ovvero un coordinatore area territoriale e un coordinatore area ospedaliera per un costo complessivo di 1,6 milioni di euro.

«Chiediamo alla Regione di rivedere il contenuto della delibera», afferma il cardiologo Luigi Leonzio, segretario generale della Cisl medici Abruzzo e Molise, «le due figure in questione non solo comporterebbero ulteriori costi, ma andrebbero a sovrapporsi a quelle già presenti. Il tutto all'interno di un contesto in cui assistiamo a tagli di incarichi dirigenziali, riduzione di fondi per la spesa del personale e dove non vengono recepite le linee guida europee per l'assunzione di nuovi medici e il rispetto dell'orario di lavoro».

Ma la risposta dell'assessore alla Sanità Silvio Paolucci non si fa attendere: «Iniziamo con il dire che le sigle che si sono opposte alla delibera rappresentano solo una parte dell'Intersindacale. Insieme abbiamo analizzato i punti da loro sottolineati. Le nuove figure, oltre a non comportare un aumento dei costi perché verrebbero finanziate attraverso il ridimensionamento dei vari staff, non vanno a scontrarsi con quelle già presenti. Anzi, le aiuterebbero. A mio avviso sono necessarie per garantire una gestione migliore del territorio e delle aree ospedaliere. Ho manifestato la mia apertura per l'individuazione congiunta dei requisiti d'accesso a tali posizione, nell'auspicio che detti ruoli possano essere ricoperti dal personale interno e non da esterni. Mi auguro che l'incontro sia stato costruttivo».

Intanto la situazione ha già prodotto uno stato di agitazione tra gli iscritti come conferma Itala Corti del Cimo: «Non possiamo condividere le linee guida quando ci troviamo a lottare costantemente per cose che in altre regioni sono dovute, come un sistema d'informatizzazione all'altezza. Ci sono voluti anni per ottenere le classi di priorità, il mezzo attraverso cui il medico di famiglia descrive l'urgenza della prestazione per il suo paziente».

I sindacati hanno intenzione di procedere con il ricorso in autotutela, ma se questo non porterà alcun risultato sono pronti a rivolgersi al tribunale amministrativo. Massimo Calisi del Sindacato medici italiani: «Abbiamo già dato mandato all'avvocato Nicola Gasparro per verificare la legittimità del documento regionale ed eventualmente procedere con ricorso al Tar. Noi viviamo a contatto con cittadini e pazienti e sappiamo di che cosa hanno bisogno. Siamo contenti per l'uscita dal commissariamento, ma questo non deve portare all'arbitrio».

Adriano De Stephanis