Santone, gruppo di famiglia in una vigna

Da agricoltori a produttori di vino in proprio con un’azienda a Notaresco: il Montepulciano esprime al meglio l’Abruzzo

NOTARESCO. È una storia di terra e lavoro quella di Tito Gabriele Santone, classe 1952, silvarolo ma angolano di nascita. La famiglia di suo padre Pasquale, originario di Cellino Attanasio, ha profonde radici contadine e quei valori antichi della civiltà rurale Gabriele li porta dentro da sempre. La sua è la storia di quei viticoltori dell'Abruzzo più autentico che hanno visto cambiare completamente la campagna e i suoi mestieri, le possibilità dell'agricoltura, ma lui proprio in questi cambiamenti ha trovato la strada per costruire un'azienda che oggi è una voce importante nel settore vitivinicolo abruzzese.

Da quando era ragazzo ha lavorato le vigne dei Sorricchio, una famiglia di grandi proprietari terrieri abruzzesi, e così è nata la sua passione per la vite e il vino. «Nostro padre è un vignaiolo autentico», raccontano i figli Massimo, Pasqualino e Carlo assieme alla madre Dea Rosanna. «Per lui, la cosa più importante ogni giorno è la vigna, con i suoi bisogni e le sue potenzialità».

Vigna che dal 1988 è diventata la fortuna della sua attività, da quando Gabriele, volto schietto e poche parole, ha deciso di mettersi in proprio, investendo nel settore vitivinicolo. «Sono stati anni di grandi sacrifici» racconta «in cui ho acquistato e venduto terreni per poter impiantare i miei vigneti dove il terreno era più giusto». Un'avventura partita a Guardia Vomano, nella zona che oggi ospita il quartier generale di Santone Vini, dove vengono conferite le uve degli oltre 120 ettari vitati della famiglia, estesi nei comuni di Silvi, Atri e Roseto. «Sono rimasto sempre legato alla provincia di origine della nostra famiglia, quella di Teramo», spiega Gabriele «anche perché sono un sostenitore del Montepulciano d'Abruzzo e in particolare della Docg Colline teramane che rappresenta il futuro per questo vino. In queste zone la morfologia del terreno è ideale per questo tipo di vitigno, grazie alle proprietà del sottosuolo, all'esposizione, al clima con la sua escursione termica».

Introverso, pragmatico e deciso, con la tipica forza di volontà degli abruzzesi, nel 2013 Gabriele ha investito in quella che molti considerano una delle cantine più evolute della regione. Dalla pianura di Notaresco oggi questa azienda vende il proprio vino ad importanti brand e cantine del settore vitivinicolo italiano, oltre che ai clienti finali con lo sfuso "bag in box" e con una linea di bottiglie declinate nelle etichette di Montepulciano, Trebbiano, Pecorino e Cerasuolo. «La dote principale di nostro padre è stata quella di intuire prima degli altri quali appezzamenti di terreno erano ideali per coltivare la vite» spiegano i figli Massimo, che si occupa dell'amministrazione aziendale, l'enologo Pasqualino e Carlo impegnato nel commerciale. «Nessuno avrebbe mai pensato di investire impiantando vigneti in zone difficili e poco praticabili» proseguono i figli «come ad esempio quella di Atri, caratterizzata dalla presenza dei Calanchi e di forti pendenze».

Il Montepulciano, primo amore, non è stato tradito da Gabriele. L'80 per cento dei suoi vigneti sono dedicati a questo vitigno d'Abruzzo, il resto è diviso tra Cabernet Sauvignon, Pinot Grigio, Merlot, Pecorino, Trebbiano, Malvasia e Chardonnay. «Il Montepulciano d'Abruzzo è il vino che esprime al meglio la nostra regione», conclude Gabriele Santone mentre risale la vigna. «Lo considero il miglior rosso che c'è in Italia ma tocca a noi abruzzesi spiegarlo agli altri».

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