L'imprenditore Carlo Toto, patron della holding di Strada dei Parchi

L'AQUILA

Sicurezza viadotti A24 e A25, chiesto rinvio a giudizio vertici Toto holding

Quattro indagati nell'ambito della inchiesta sullo stato strutturale delle due autostrade abruzzesi

L'AQUILA. Dopo anni di indagini la procura della repubblica dell'Aquila ha chiesto il rinvio a giudizio per i vertici della Toto holding e della controllata Strada dei Parchi Spa, concessionaria delle autostrade laziali e abruzzesi A24 e A25, nell'ambito della inchiesta sullo stato strutturale dei viadotti ricadenti nel territorio aquilano: secondo i pm e i carabinieri del comando provinciale dell'Aquila, 9 dei 25 viadotti che insistono in quel tratto, sarebbero stati a rischio crollo.

In alcune di queste infrastrutture, negli anni scorsi, si sono verificati distacchi di parti di impalcato, oltre a essere visibili materiali ferrosi. La prima udienza davanti al goudice della udienza preliminare (gup) prevista per domani, 28 ottobre, secondo quanto si è appreso da fonti giudiziarie, è saltata per la improvvisa indisponibilità di un giudice. Parallelamente alla vicenda giudiziaria, emerge che gli interventi che figurano nella inchiesta come omissioni, sono stati portati a termine: ad esempio, è stato risolto il fenomeno dello scalinamento, inoltre, sono in fase di completamento opere per 192 milioni di euro stanziati dal ministero per le Infrastrutture e Trasporti dopo il tragico crollo del ponte Morandi, a Genova, dell'agosto 2018.

La richiesta della procura aquilana è arrivata al termine di una lunga indagine scattata nei mesi successivi alla tragedia, anche su esposti delle associazioni ambientaliste, in particolare il Forum H2O, da sempre critiche con la gestione di Sdp. Sono quattro le persone iscritte sul registro degli indagati: il patron della Toto, Carlo Toto, attualmente consigliere di amministrazione della omonima Holding, Cesare Ramadori, all'epoca dei fatti amministratore delegato di Sdp, della quale oggi è presidente, Igino Lai, responsabile esercizio di Sdp, e Gianfranco Rapposelli, amministratore delegato di Infraengineering, altra società del gruppo, specializzata nella progettazione.

Le accuse, a vario titolo, sono di inadempienza nelle pubbliche forniture, frode nelle pubbliche nelle attentato alla sicurezza dei trasporti. Nel mirino della magistratura anche la natura dei lavori, ordinari quindi con la copertura del concessionario, o straordinari, con la responsabilità dello Stato. Sdp ha sempre sostenuto di aver agito sempre nel pieno rispetto di contratti e convenzioni, garantendo la sicurezza tanto che nessuna Autorità ha mai emesso provvedimenti di chiusura, come invece accaduto per altre realtà.

Sopralluogo dell'ex ministro Toninelli sotto un viadotto autostradale

La vicenda giudiziaria si inserisce nel serrato braccio di ferro, sfociato anche in un ampio contenzioso, tra il ministero per le Infrastruttre e Trasporti sulla sicurezza di ponti e viadotti e sui fondi pubblici per effettuare gli interventi: da una parte Sdp, che ha sempre chiarito che le due autostrade erano e sono sicure, dall'altra, il Mit che con il dirigente Migliorino ha spesso messo in discussione lo stato strutturale. Posizioni confermate in numerosi incontri istituzionali.

Sul fronte della sicurezza, il problema principale si riferisce allo stallo del piano economico finanziario (Pef) non rinnovato dal 2014, approvato all'epoca del ministro Danilo Toninelli, e bloccato dall'attuale, Paola De Micheli. Nel Pef è prevista la messa in sicurezza strutturale e sismica delle due arterie, come recita la legge finanziaria del 2012 nella quale le A24 e A25, in seguito al sisma dell'Aquila del 2009, sono state riconosciute autostrade strategiche in caso di calamità naturali. Nel Pef viene previsto un intervento di 3,1 miliardi di euro, di cui 2 coperti dallo Stato e la restante parte a carico della concessionaria, l'allungamento della concessione e la calmierazione delle tariffe, il cui aumento è stato sospeso dopo la protesta di sindaci laziali e abruzzesi. Su riscorso di Sdp, il Consiglio di Stato ha prima ordinato al Mit di approvare il Pef e poi, dietro la inadempienza, nominato un commissario ad acta. Un altro commissario chiamato a provvedere all'attuazione è stato nominato in seguito al recente Dl Rilancio