Spese per il maltempo, Chieti in testa

Alla Protezione civile le richieste di rimborso già superano i 10 milioni: attenti, non sbagliate

PESCARA. Adesso che la neve che ha fermato l'Abruzzo per dieci giorni non c'è più nelle strade, ora che di quei disagi sono rimasti foto e ricordi talvolta drammatici, affiorano i conti sulle spese affrontate per l'emergenza. Il lavoro per la Protezione civile regionale non è finito, dopo i soccorsi ci sono da compilare e raccogliere le centinaia di schede che il Dipartimento rivuole al più presto per avere un'idea di quanti soldi deve rimborsare all'Abruzzo. E le prime cifre parlano di oltre 10 milioni di euro, somma alla quale vanno aggiunte le spese dei piccoli comuni.

Per ora in testa alla classifica degli enti locali che hanno speso di più nei giorni dell'emergenza c'è la Provincia di Chieti, la più estesa quanto a rete stradale, con 2milioni di euro; al secondo posto, c'è la Provincia dell'Aquila con 1 milione e mezzo di euro. Quasi da record in ribasso invece il conto presentato dalla Provincia di Pescara ("solo" 270mila euro) mentre Teramo ha anticipato un milione e mezzo.

Queste somme stanno per essere rendeicontate e certificate dalla Protezione civile regionale che ha ricevuto precise istruzioni dal Dipartimento nazionale, la struttura cioé da dove dovranno arrivare i rimborsi. Sono centinaia le schede che stanno confluendo da tutto l'Abruzzo nella sede dell'Aquila. Province e Comuni più grandi sono stati fra i primi ad inviare le loro note, manca all'appello qualche piccolo centro, probabilmente solo perché non "abituato" a fare conti del genere e ad avere quindi a che fare con questo tipo di burocrazia. In via preventiva si calcola che i piccoli Comuni abbiano speso in media circa 30mila euro.

VIETATO DISTRARSI.
Spetta ora alla Protezione civile "l'arduo" compito di analizzare ogni singola voce di spesa, giudicarla se attinente al maltempo e quindi eventualmente cancellarla dal conto finale. Un "rischio" questo molto alto, secondo l'assessore regionale Gianfranco Giuliante, se gli Enti dovessero rivelarsi "distratti" mella compilazione dell'emergenza. «Lo vado ripetendo sin dall'inizio», afferma, «la raccomandazione che abbiamo ricevuto dal Dipartimento è che ogni singola spesa dev'essere strettamente riconducibile all'emergenza, perché altrimenti s'incepperebbe tutto il meccanismo del rimborso e i tempi si dilaterebbero».

MARGINI STRETTI.
Quello di incorrere nei tempi lunghi è d'altra parte il pericolo che i Comuni vogliono evitare a causa dei ristretti margini di bilancio. Non a caso l'Anci (associazione dei Comuni) ha già chiesto che le spese siano calcolate fuori dal Patto di stabilità che vincola le amministrazioni.

I DANNI.
Alle spese dell'emergenza fanno da contraltare i danni subiti dai settori produttivi per il maltempo. L'Abruzzo in questo caso si è messo in fila con le altre regioni per attingere al fondo di solidarietà da un miliardo di euro dell'Unione europea.

LE CALAMITA'.
Province e Comuni hanno poi chiesto il riconoscimento dello stato di calamità puntando ai fondi nazionali (considerato che nel frattempo è stata anche tolta la "tassa sulle disgrazie" che avrebbe imposto alle Regioni di aumentare le accise per ripagarsi i danni). Ma anche in questo caso i tempi sono lunghi e le promesse non si rivelano tali. Ne sanno qualcosa le associazioni di piccole e medie imprese, artigianato e commercio che avevano chiesto la proroga delle scadenze delle imposte e comunque l'annullamento delle morosità dei pagamenti. In questo senso sembrava che ci fosse una piccola apertura, che però è stata subito richiusa.

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