Tancredi si difende: ho fatto il professionista

Il socio di Chiodi scrive al Centro. L'inchiesta Di Pietro va avanti su un quinto fallimento

TERAMO. Settanta righe per difendersi. Per dire che il suo coinvolgimento nella vicenda del crac Di Pietro, delle quattro società fallite e dei soldi transitati per banche svizzere, inglesi e società di Cipro, si è limitato solo al ruolo di commercialista-socio di studio del governatore, Gianni Chiodi, ma da «almeno 8 anni» autonomo da quest'ultimo. Così Carmine Tancredi rompe il silenzio. Lo fa con una lunga lettera inviata, ieri pomeriggio, al Centro che pubblichiamo integralmente.

«Fino a prova contraria, tale comportamento rientra nell'ambito delle attività che qualsiasi dottore commercialista svolge con frequenza». Dell'intera lettera qui riportiamo questa frase: ne rappresenta la sintesi. Tancredi limita in modo assoluto il suo coinvolgimento. Non dice nulla, proprio nulla, del fatto se era o no a conoscenza del meccanismo che, secondo la procura, gli imprenditori arrestati avevano messo su, cioè un sistema di fallimenti a catena, crac con effetto domino, seguito dalla distrazione di beni (in termini penali si dice bancarotta) da una società all'altra fino ad arrivare nell'isola di Cipro che, fino a prova contraria, è ancora definita paradiso fiscale.

L'anello che chiude il cerchio è rappresentato da una procura speciale con cui le società di Cipro incaricano il socio di studio di Chiodi ad aprire due società che il gip ha sequestrato. Ma per Tancredi tutto rientra nei compiti di un buon commercialista che, ieri, ha anticipato anche il socio Chiodi rispondendo alla principale domanda che l'Idv ha fatto al governatore: «Da 8 anni», dice Tancredi, «gestisco da solo lo studio»

L'INCHIESTA VA AVANTI.
Si chiama Mg Costruzioni Srl. E' la quinta società del crac Di Pietro e per la procura stava per fallire, o meglio per essere fatta fallire, seguendo il destino delle altre quattro amministrate dagli imprenditori Maurizio e Nicolino Di Pietro, Guido Curti e dalla moglie di quest'ultimo Loredana Cacciatore (tutti arrestati). Secondo l'accusa anche questa, come le altre, aveva esaurito il suo compito dopo che nel 2009 aveva erogato un prestito da 350 milioni di euro alla De Immobiliare Srl, controllata al 99% da una società cipriota e con sede legale nello studio Chiodi-Tancredi, il presidente della Regione e del suo socio commercialista Carmine Tancredi.

Le quote della De Immobiliare, insieme a quelle dell'altra società Kappa e della stessa Mg Costruzioni, sono sotto sequestro disposto dal gip Marina Tommolini. «Un prestito infruttivero», scrive il gip nell'ordinanza di custodia cautelare a proposito dei 350mila euro, «non ancora restituito e del tutto privo di una valida e vantaggiosa causale». Ed è sempre lo stesso gip a scrivere che «gli indagati hanno scelto di mantenere in bonis la Mg Costruzioni srl (ove sono confluiti quasi tutti i veicoli in leasing) unicamente per svuotare le altre quattro società fatte poi fallire».

E' una ricostruzione che consolida l'impianto accusatorio laddove la procura sostiene che la Kappa e la De Immobiliare sono le tappe finali dei soldi provenienti dai fallimenti delle società riconducibili ai Di Pietro, a Curti e alla Cacciatore. Secondo il pm Irene Scordamaglia, infatti, i soldi venivano portati all'estero e poi fatti rientrare in Italia attraverso un giro di depositi su conti svizzeri, banche inglesi e i sodalizi ciprioti. Sempre per la procura quei soldi, sottratti ai creditori, ripuliti anche nel casinò di Campione d'Italia, sono stati usati per acquistare immobili: due case nel Qatar e lo chalet Lido Atlantic di Roseto. (l.c. e d.p.)

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