Terzo polo o sinistraIl popolo Pd ha scelto

Tira una brutta aria, titola un giornale vicino a Berlusconi. Di sicuro è aria nuova, anche se confusa. Torino, Napoli, Milano, Bologna sono realtà diverse. Non si può trarre una conclusione generale. Berlusconi e Bossi escono malconci dalle urne di Milano, il centrosinistra prende Torino e Bologna al primo colpo e costringe il Pdl allo spareggio a Napoli. Bersani esulta ma non incassa un risultato da sogno. Dove il centrosinistra vince, spesso il Pd non ha un ruolo trainante. È forse l'unica indicazione univoca delle urne: l'alleanza va avanti se c'è un ingrediente vero di sinistra, un patto con Di Pietro o Vendola. La prospettiva di fare un pezzo di strada insieme a Casini e Fini non sembra al momento entusiasmare il popolo del Pd, anche perché il terzo polo quando occhieggia a sinistra non racimola voti. Soprattutto quando Berlusconi radicalizza lo scontro, con le farneticazioni sulle procure o con gesti populisti di disubbidienza civile (lo sciopero del canone Rai del re delle tv è una chicca che sta facendo impazzire il mondo) l'elettorato sembra cercare risposte a sinistra o in gruppi nuovi come quello di Grillo. L'analisi dell'Istituto Cattaneo è sintomatica: sia il centrosinistra che il centrodestra perdono consensi rispetto alle precedenti comunali nelle maggiori città, il centrosinistra di più, ma il Pdl più del Pd.

In Abruzzo il centrosinistra rialza la testa, arriva primo su diversi traguardi, ma va sotto in qualche zona, nei piccoli paesi terremotati o in qualche roccaforte (Roseto, Colonnella). Persino dove sono stati chiusi gli ospedali i consensi non lievitano. Il centrodestra raddoppia i sindaci, passa da 14 a 27. Il centrosinistra ne conquista 32, erano 45. E a Francavilla e Lanciano porta a casa un bel risultato anche se provvisorio. Insomma non è il disastro del 2008. Per il Pd è un verdetto che dà ossigeno ai giovani dirigenti in trincea dopo gli scandali, ma è anche un monito: dove non si parla di programmi, dove non si cambia, i cittadini voltano le spalle. Il messaggio sembra essere quello di premiare dove si sono rinnovate le facce. In 56 Comuni abruzzesi su 70 ci sono sindaci nuovi, non male. Peccato che solo 5 siano donne, ma questa è una debolezza storica che non fa onore a nessun partito.

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