Vino, è l’abruzzese Tinari il miglior sommelier italiano 

Guardiagrele, la sua è un’importante famiglia della ristorazione regionale Pascal ha 30 anni, per la Guida dell’Espresso è il primo della classifica nazionale

GUARDIAGRELE. Nella cantina del ristorante Villa Maiella, dove riposano migliaia di bottiglie di vino, Pascal Tinari è come la chioccia quando cova le uova e alleva i suoi pulcini. C'è quasi un senso di maternità geloso ed esclusivo nel lavoro di questo 30enne, figlio dello chef stellato Peppino Tinari, di mamma Angela che avvolge d'amore ogni novità creata nella sua cucina, e fratello dello chef Arcangelo, allievo del grande maestro francese Michel Bras.
Sommelier per scelta e per passione, Pascal incarna la figura del professionista degustatore e selezionatore dei vini che riserva la gran parte della sua attenzione ai territori e ai produttori come alla simbiosi mutualistica che c'è tra tempo - in questo caso l'invecchiamento dei vini - e spazio - la collocazione geografica di una produzione vitivinicola. Insomma, il sommelier che si fa esploratore e ricercatore fine e rigoroso.
Pascal Tinari, lei è il “Miglior sommelier” d’Italia secondo la guida “I ristoranti e i vini d’Italia 2020” dell’Espresso. Se l’aspettava questo riconoscimento?
«È un grande premio, sicuramente inaspettato ma tanto desiderato, visto anche il livello dei miei colleghi che lo hanno ricevuto negli anni precedenti».
In che cosa è cambiata la professione del sommelier negli ultimi anni?
«Ci sono stati grandi cambiamenti, gli abbinamenti sono sempre più ampi, si spazia sempre di più in tipologie diverse tra vini distillati e miscelati, soprattutto la clientela è sempre più curiosa».
Lei lavora in un ristorante importante e stellato, il Villa Maiella di Guardiagrele, espressione di una cucina territoriale e di altissima qualità. Quanto la cucina del suo locale l’ha aiutata in questo riconoscimento?
«Sicuramente la nostra cucina mi ha aiutato tanto non solo nel raggiungimento di questo riconoscimento ma soprattutto per la mia crescita personale e professionale, essendo il ristorante di famiglia e mio fratello Arcangelo lo chef. Ciò permette un continuo confronto e una costante sperimentazione».
Quanto sono diventati importanti i vini abruzzesi nella cucina italiana?
«Negli ultimi anni l’Abruzzo ha rafforzato sempre di più la sua posizione sulle tavole italiane. Tutto questo grazie, soprattutto, ad alcune aziende che hanno lavorato con costanza e serietà».
Nell’eventuale affermazione di un sommelier hanno inciso e possono incidere i vini abruzzesi?
«Il territorio e i vini abruzzesi mi ha aiutato tanto nella crescita professionale, ma il più grande aiuto l’ho ricevuto dai produttori che hanno creduto in me e mi hanno accompagnato nel loro mondo permettendomi di ampliare la mia visione».
Che cosa deve fare un sommelier per presentare un vino vero e con quali strategie?
«Credo che non ci siano differenze nel presentare un “vino vero” o un “vino convenzionale” ma bisognerebbe approcciarsi al panorama enologico con il massimo rispetto, sia per il prodotto e sia per il produttore. Credo che la cosa più importate sia ritrovare nel calice, attraverso il vino, la filosofia del produttore espressione del territorio. Poi, la strategia migliore è quella dell’onestà».
Un vino importante è sempre da abbinare a un piatto altrettanto importante?
«A volte è necessario allontanarsi dai preconcetti: sicuramente un grande vino accompagnato da un grande piatto è un connubio perfetto, ma la cosa più bella è quella di tornare al piacere personale, non bisogna vedere tutto in abbinamento. Possiamo avere un grande piatto accompagnato da un vino “semplice” ma che permette di esaltare le caratteristiche del primo o viceversa».
Quanto ha inciso la presenza dei suoi genitori nella sua carriera professionale?
«La loro presenza mi ha di certo aiutato perché sono stati per me da sempre un riferimento di professionalità e impegno».
Quali sono i tre migliori vini abruzzesi oggi sul mercato e che consiglierebbe.
«Ohh che bella domanda! Posso rispondere semplicemente: Montepulciano, Trebbiano e Cerasuolo».
Punterà ora ad essere il miglior sommelier del mondo?
«Come ho detto, il riconoscimento della Guida de l’Espresso è più un merito, mi passi il termine, “alla carriera”, dove vengono premiati l’impegno e la serietà. Sicuramente voglio puntare ad essere un riferimento per il mondo della sala e della sommellerie».
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