Milano, Berlusconi a processo con le «olgettine» 

Rinviato a giudizio dal Gup di Milano per il caso «Ruby-ter» con quattro ragazze, procedimento in aula dal 9 maggio

MILANO. Nel processo milanese sul caso Ruby ter, con al centro l'accusa di soldi versati da Silvio Berlusconi ai testimoni dei due processi sulle serate hard ad Arcore, si aggiungeranno presto al lungo elenco degli imputati altre quattro «olgettine», oltre a nuovi capi di imputazione. È l'effetto della decisione del gup Maria Vicidomini che, accogliendo la richiesta del procuratore aggiunto Tiziana Siciliano e del pm Luca Gaglio, ha rinviato a giudizio il leader di FI per corruzione in atti giudiziari - stesso reato per cui è già a dibattimento nel filone principale - assieme ad Aris Espinosa, Elisa Toti, Miriam Loddo e Giovanna Rigato, da lui corrotte, secondo l'accusa, in cambio della versione sulle «cene eleganti».
In questa tranche, che era ancora in udienza preliminare dopo un rimpallo di atti passati anche per Monza, Treviso e Pescara, sono finiti i versamenti più recenti (oltre 400mila euro in tutto) dell'ex premier, fino all'autunno 2016, alle quattro giovani, tra cui gli oltre 130mila euro per la showgirl Rigato, compresi gli «emolumenti» per la sua attività professionale per le reti del Biscione. In nessun altro caso «avremmo accettato a cuor leggero», hanno spiegato i pm in udienza, che un imputato «pagasse i testimoni e con così tanti soldi», e «non possiamo accettarlo nemmeno in questo caso». Il gup ha fissato l'inizio del dibattimento per il 9 maggio davanti alla quarta sezione penale, ma poi questo filone verrà riunito al principale già a carico del leader di FI e di altri 23 imputati, tra cui la stessa Karima El Mahorug, all'epoca Ruby Rubacuori, con udienza già fissata per il 7 maggio davanti alla decima penale. Udienza che verrà rinviata per la riunificazione con l'ultima tranche.
La decisione di ieri, ha commentato uno dei difensori di Berlusconi, l'avvocato Federico Cecconi, «è assolutamente tecnica, non ci sorprende, perché il giudice doveva solo decidere sulla non superfluità del dibattimento, non sul merito e il processo sarà la sede opportuna per dimostrare l'estraneità alle accuse» dell'ex premier che ha sempre giustificato i versamenti come «liberalità»: un risarcimento alle ragazze per la vita «distrutta» dal clamore mediatico. I pm, invece, hanno evidenziato la «sistematicità» dei pagamenti alle «olgettine» che resero dichiarazioni, come misero in luce anche le motivazioni delle due sentenze (il caso Ruby e quello Ruby bis), tutte a favore dell'ex premier. E l'avvocato Gabriella Vanadia, legale di parte civile per la Presidenza del Consiglio ha spiegato che la mole del denaro versato (circa 10 milioni di euro in totale a tutti i testi imputati, secondo i pm) era legata al danno «incalcolabile» per il leader di FI da testimonianze a lui sfavorevoli.