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10 aprile

Oggi, ma nel 1976, a San Alberto di Ravenna, nell’aula magna della scuola media, veniva inaugurata la prima mostra antologica del Belpaese dedicata a Cesare Zavattini, sceneggiatore, ritenuto dai critici cinematografici uno dei padri del neorealismo tricolore.

L’esposizione aveva anche il catalogo curato da Franco Solmi, direttore della Galleria comunale d’arte moderna di Bologna, dall’anno precedente, 1975, pubblicato dalle edizioni bolognesi Bora. L’evento avveniva con il Maestro (nella foto, particolare, con l’usuale basco) ancora in vita: morirà a Roma, il 13 ottobre 1989, a 87 anni. Originario di Luzzara, in provincia di Reggio Emilia, classe 1902, aveva all’attivo 78 film, iniziando il computo da “Darò un milione”, per la regia di Mario Camerini, del 1935, a “Il viaggio”, diretto da Vittorio De Sica, del 1974, al quale elenco ufficiale poi si aggiungerà “La veritaaaà”, che lo vedrà anche dietro la macchina da presa, del 1982.

Nel mezzo della lista vi erano capolavori che avevano meritato, sempre per il soggetto, quattro Nastri d’argento, e tre candidature ai premi Oscar. Tra i suoi lavori imprescindibili vi erano quelli realizzati in collaborazione con il cineasta Vittorio De Sica. Ovvero: “Sciuscià”, del 1946; “Ladri di biciclette”, del 1948; “Miracolo a Milano”, del 1950; “Umberto D.” del 1952; “L’oro di Napoli”, del 1954; “La ciociara”, del 1960; “Ieri, oggi, domani”, del 1963 e “Matrimonio all’italiana”, del 1964. Senza tralasciare sodalizi di gran pregio con Amleto Palermi con “San Giovanni decollato”, del 1940, con il Marcello Pagliero di “Roma città libera”, del 1946, e con Luchino Visconti, con “Bellissima”, del 1951.

Degni di nota erano stati anche i contributi da giornalista e da scrittore, anche piuttosto prolifici, ed ancora il lascito come pittore. Ma indubbiamente il suo cognome era e rimarrà associato alla produzione per il grande schermo.