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10 FEBBRAIO

Oggi, ma nel 1986, a Palermo, nell’aula bunker, del carcere dell’Ucciardone, realizzata appositamente, la Corte d’assise presieduta dal giudice Alfonso Giordano, del tribunale del capoluogo siciliano, davanti a 300 imputati, 200 avvocati difensori e 600 giornalisti accreditati da tutto il mondo, apriva il maxi-processo, come verrà denominato giornalisticamente, contro i vertici e le affiliazioni di Cosa nostra. Per omicidio, traffico di stupefacenti, anche internazionale, estorsione e associazione mafiosa. Il primo grado si concluderà, il 16 dicembre ’87, con 19 ergastoli e 2665 anni di reclusione complessivamente, per quello che verrà ritenuto il più grande processo penale celebrato a livello planetario.

La sentenza finale della Corte di cassazione, che confermerà quasi tutte le condanne, sarà emessa il 30 gennaio 1992, con il giudice Arnaldo Valente quale presidente. Il secondo grado, invece, sarà presieduto dal giudice Vincenzo Palmegiano, si aprirà il 22 febbraio 1989 e si concluderà il 10 dicembre 1990. Palmegiano aveva preso il posto del magistrato Antonino Saetta, inizialmente individuato per quel ruolo in virtù del coraggio e del rigore morale, che verrà ucciso dalla cupola malavitosa, il 25 settembre 1988. L’appello ridurrà gli ergastoli da 19 a 12, gli anni di cella scenderanno a 1576 e verranno pronunciate 86 nuove assoluzioni.

Tra i fulcri del maxi-processo vi saranno le rivelazioni del boss collaboratore di giustizia Tommaso Buscetta (nella foto, particolare, durante una delle sedute). “Don Masino”, detto anche “Il boss dei due mondi”, era giunto a Roma, dal Brasile, il 15 luglio 1984, e aveva cominciato a raccontare al giudice Giovanni Falcone, del pool antimafia, i segreti dell’organizzazione criminale, ma anche confessioni su mandanti ed esecutori materiali di importanti e numerosi delitti. Oltre a Buscetta, tra gli imputati presenti c’erano anche: Luciano Liggio, Bernardo Brusca, Giuseppe “Pippo” Calò, Salvatore Montalto, Giuseppe Marchese, Leoluca Bagarella, Michele Greco “U Papa”, che verrà arrestato il 20 febbraio di quel 1986 a Caccamo.