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11 AGOSTO

Oggi, ma nel 1858, tra Grindelwald e Wengen, nell'Oberland di Berna, in Svizzera, l’alpinista irlandese Charles Barrington, di Fassaroe, del 1834, insieme alle guide Christian Almer e Peter Bohren, conquistava per la prima volta in assoluto la cima dell’ambito Eiger, di 3967 metri sul livello del mare.

L’impresa riusciva passando per il versante occidentale, sfruttando quella che verrà successivamente considerata la via normale per la vetta. Impiegava tre giorni per portare a termine il cimento. Ma legato all’Eiger vi sarà il problema alpinistico della parete nord, particolarmente difficile da salire, per via della esposizione ai venti e del ghiaccio perennemente presente che si scioglieva durante le ore diurne rendendo scivolosa la salita.

La controversa parete nord mieterà numerose vittime e sarà protagonista di articoli di giornale, film, documentari e libri. Il 21 giugno 1938 vi sarà lo storico tentativo dei primi alpinisti italiani, provenienti da Valdagno, in provincia di Vicenza, Bortolo Sandri e Mario Menti, entrambi di 23 anni, che dopo aver raggiunto la sommità moriranno cadendo nella cosiddetta “fessura difficile”. La loro fine avrà enorme risonanza sulla stampa e nell’opinione pubblica planetaria.

Tra il 4 e l’8 agosto 1957 si verificherà la tragedia, di grande risalto mediatico, che ucciderà i tedeschi Gunther Nothdurft e Franz Mayer, i cui cadaveri verranno ritrovati il 22 settembre 1961, sul lato opposto della montagna, e l’italiano Stefano Longhi. Quest’ultimo perirà di freddo dopo essere rimasto per troppo tempo appeso alla parete nord per l’impossibilità dei soccorritori di arrivare nella sua posizione a causa del maltempo. Il corpo verrà recuperato solo due anni dopo.

L’altro scalatore tricolore facente parte della cordata, Claudio Corti, di Olginate, in quel di Lecco, classe 1928, invece, dopo essersi ferito, rimarrà una settimana aggrappato alla parete nord in condizioni ai limiti della sopravvivenza, poiché senza viveri e stremato dal gelo. Verrà tratto in salvo da Alfred Hellepart, che verrà calato per 300 metri con un cavo d’acciaio azionato da un verricello direttamente dalla sommità (nella foto, particolare, dopo aver agganciato Corti e prima dell’avvio della fase di risalita e messa in sicurezza).

Sarà la prima volta che un alpinista verrà recuperato vivo in quella condizione. Sarà possibile grazie alla squadra di soccorso internazionale e all’operazione straordinaria che verrà approntata dopo che le guide alpine elvetiche si saranno rifiutate di prestare la loro opera su “The north face”, ritenuta eccessivamente pericolosa.