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11 DICEMBRE

Oggi, ma nel 2000, a Roma, nell’auditorium della Rai del Foro italico, alle 20.45, la Fédération Internationale de Football Association, assegnava il titolo di calciatore del secolo, a pari merito, a Maradona e a Pelè.

All’argentino Diego Armando Maradona, classe 1960, quindi di 40 anni, insignito del Pallone d'oro alla carriera nel 1995, andava secondo il volere del pubblico, che si era espresso via web e attraverso la posta col tagliando di Fifa Magazine, mediante referendum, dandogli il 53,6 per cento dei voti.

Al brasiliano Edson Arantes do Nascimento, ovvero “Pelè”, del 1940, quindi di 60 anni, che riceverà il Pallone d'oro onorario nel 2015, spettava stando al parere degli esperti di pallone della Commissione tecnica Fifa, che era composta soprattutto da ex calciatori, allenatori e giornalisti, che gli tributavano il 72,7 per cento dei consensi.

Nei 20 anni di differenza anagrafica tra l’uno e l’altro talento, entrambi attaccanti col numero 10, il contesto nel quale correre e centrare la rete era stato profondamente diverso. Eppure la contesa tra i due fuoriclasse era arcinota da sempre all’interno della massima istituzione calcistica, fondata il 21 maggio 1904, con sede a Zurigo, in Svizzera, presieduta dal controverso elvetico Joseph “Sepp” Blatter dall’8 giugno 1998.

Quindi il tributo ex aequo, di fatto, risultava una soluzione salomonica che suscitava non poche polemiche tra gli appassionati. Anche in considerazione allo stile sia calcistico, ma soprattutto di vita, sia durante che dopo la fase da professionista, che i due avevano osservato: irreprensibile Pelè, totalmente fuori controllo Maradona.

Ma al diffondersi della notizia, pure tra gli stessi diretti interessati (nella foto, particolare, nelle due figurine Panini di Modena più rappresentative, con le maglie delle loro rispettive nazionali, per i mondiali Mexico ’70 e Italia ‘90), erano volate accuse e parole non propriamente gentili. A tal punto che Maradona, inizialmente, avesse fatto sapere di voler disertare l’evento. Salvo poi tornare sulla sua posizione, anche per evitare ulteriori clamori mediatici negativi.

In aggiunta veterani di pregio del gioco più seguito del mondo come l’uruguaiano Julio Montero Castillo, del 1944, quindi di 56 anni, difensore che nel corso della carriera agonistica aveva marcato sia “El pibe de oro” che “O rei”, sosteneva, nella dichiarazione rilasciata al Clarin, il più importante quotidiano d’Argentina, in concomitanza con l’occasione della premiazione capitolina, che la Fifa avrebbe dovuto prevedere un terzo riconoscimento di merito. Ovvero anche per l’olandese Hendrick Johannes “Johan” Cruijff, del 1947, quindi di 53 anni, poiché il “Profeta del goal” era da ritenersi allo stesso livello, se non addirittura superiore, di entrambi gli insigniti del premio. Secondo gli storici del calcio, invece, la Fifa avrebbe dovuto privilegiare il migliore di tutti i tempi: il fuoriclasse Alfredo Di Stefano. Quest'ultimo, argentino con origine italiana da parte di padre, naturalizzato spagnolo, del 1926, quindi di 74 anni, attaccante, era stato l’unico ad aver fatto suo anche il Super pallone d’oro, meritato nel 1989, dopo aver ottenuto già due volte il Pallone d'oro, nel 1957 e nel 1959.