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11 NOVEMBRE

Oggi, ma nel 1994, a Milano, a 89 anni, a causa di un edema polmonare, moriva l’attrice e cantante Anna Maria Menzio, meglio conosciuta come “Wanda Osiris”, ritenuta dai critici la migliore soubrette del Belpaese del teatro di rivista, tra gli anni ’30 ed i ’50. “Wandissima” (nella foto, particolare, nel corso di una delle sue esibizioni) spirava accudita dalla figlia Ludovica Rivolta in Locatelli, detta “Cicci”, avuta nel 1928 dalla relazione con Osvaldo Rivolta. I tratti distintivi della prima diva dello spettacolo leggero italiano erano lo sfarzo, interpretazioni canore molto personali, il marcato trucco ocra, i capelli corti ossigenati, le piume, i tacchi, le paillettes, i costumi sontuosi, per lo più opera di Folco Lazzeroni Brunelleschi, il profumo Arpege di Lanvin.

Romana, classe 1905, aveva lavorato anche per il grande schermo. In pellicole come: “Non me lo dire”, per la regia di Mario Mattoli, del 1940; “Arcobaleno”, di Giorgio Ferroni, del 1943; “I pompieri di Viggiù”, sempre di Mattoli, del 1949; “Martin Toccaferro”, di Leonardo De Mitri, del 1953; “Carosello del varietà”, di Aldo Bonaldi, ugualmente del ’53; “Nerone ’71”, di Filippo Walter Ratti, del 1962; “Polvere di stelle”, di Alberto Sordi, del 1973. Aveva debuttato ne “Il vile pedone”, con il nome di Jole Anna Menzio, nel 1923, al Teatro Eden del capoluogo lombardo, quando aveva i capelli neri, lunghi e lisci. Ma il primo vero successo era degli anni ’30, sempre nella città ambrosiana, all’Excelsior, insieme ad Antonio de Curtis, “Totò”, ne “Il piccolo cafè”. Poi era stata affiancata da calibri quali: Carlo Dapporto, Macario, Nino Taranto, Walter Chiari, Renato Rascel. Si era ritirata dalle scene quando era all’apice del successo.

Singolari erano state le sue interpretazioni con il turbante in testa, poi divenuto uno dei simboli della sua iconografia. Aveva, di fatto, rivoluzionato il modo di fare spettacolo, con pompose discese di scale, circondate da rose Baccara, strati di crinoline e nugoli di ballerini, eccellendo nell’arte del birignao. Sostanzialmente, le era persino superfluo cantare, danzare, recitare, le bastava apparire e ancheggiare, incantando tutti. Non a caso, il giornalista Indro Montanelli aveva rimarcato che fosse “l’ultima regina d’Italia”.