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12 FEBBRAIO

Oggi, ma nel 1997, a Londra, a Wembley, la nazionale italiana di calcio, allenata da Cesare Maldini, batteva la selezione inglese, del commissario tecnico Glenn Hoddle 0-1, al 19’ di gioco, grazie alla rete segnata da Gianfranco Zola, di 31 anni, attaccante in forza al Chelsea, espugnando quella che era ritenuta dagli addetti ai lavori la cattedrale del pallone, per la seconda volta dopo il gol di Fabio Capello, di 27 anni, del 14 novembre 1973. Anche allora gli azzurri avevano avuto la meglio per 0-1 sui padroni di casa, nella loro fortezza calcistica che fino a prima del fischio d’inizio era ritenuta inespugnabile.

Quel giorno -ricorrenza numero 39 della “battaglia di Highbury”, del 14 novembre 1934, l’amichevole nell’Arsenal stadium londinese, proprio tra la nazionale dei tre leoni ed i campioni del mondo in carica- lo juventino era riuscito a violare la porta difesa da Peter Shilton, all’86°. La marcatura di Zola (nella foto, particolare, proprio nel momento topico dell’azione), necessaria nella gara di qualificazione al mondiale di Francia, che si terrà dal 10 giugno al 12 luglio 1998, che sarà vinto proprio dai transalpini, causava le ire dei tifosi d’Inghilterra, gelosissimi della propria presunta superiorità tecnica, soprattutto nel luogo che, verosimilmente, avesse visto nascere quel giuoco.

La data storica assegnata risaliva al 28 ottobre 1863, quando 11 club dell’area londinese si erano riuniti alla Freemasons’ Tavern di Great Queen Street, ad Holborn, per uniformare i loro regolamenti e, di fatto, istituirne uno collettivo. Ma anche la fondazione di quella reputata la prima società propriamente organizzata, Sheffield’s football club, risaliva al 24 ottobre 1857 ed era comunque inglese. Quella ritenuta la prima compagine del Belpaese, ovvero il Genoa cricket and football club, arriverà solo il 7 settembre 1893.  Si era aggiudicata il primo campionato tricolore disputato, in una sola giornata, a Torino, al velodromo Umberto I, l’8 maggio 1898, incassando la coppa messa in palio per l’occasione da Luigi Amedeo di Savoia duca degli Abruzzi.