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13 gennaio

Oggi, ma nel 2002, a Dakar, in Senegal, Fabrizio Meoni (nella foto), di Castiglion Fiorentino, in provincia di Arezzo, classe 1957, su moto Ktm LC 8 950 R, vinceva, per la seconda volta consecutiva, la gara di rally partita da Parigi, in Francia, il 28 dicembre precedente.

Il totale percorso dai piloti era di 6.486 chilometri, per 17 giorni, con 16 tappe speciali più trasferimenti. Per il segmento auto, invece, l'edizione numero 24 della Parigi-Dakar, veniva conquistata dal nipponico Hiroshi Masuoka, su Mitsubishi. E per il comparto camion il traguardo veniva tagliato per primo dal russo Vladimir Cagin, su Kamaz. Nelle due ruote a motore giungevano a chiudere il tracciato 58 dei 167 iscritti. Dietro a Meoni si piazzavano, come secondo il sudafricano Alfie Cox, sempre su Ktm, e come terzo il francese Richard Sainct, ancora su Ktm.

Meoni aveva preso parte al Rally Dakar, sempre in sella ad una motocicletta Ktm, per la prima volta nel 1997, ma in quella occasione era stato costretto a ritirarsi, dopo una caduta, il 5 gennaio 1997, alla seconda giornata della competizione, fondata nel 1979 dal pilota automobilistico francese Thierry Sabine. Meoni aveva fatta sua l'edizione numero 23 del Rally Dakar, ugualmente su Ktm, ma col modello LC 4 660 R, il 21 gennaio 2001, giungendo davanti allo spagnolo Jordi Arcarons, su Ktm, e al cileno Carlo de Gavardo, su Ktm. Meoni era il secondo ed ultimo centauro italiano ad essere salito sul gradino più alto del podio riservato alle moto dopo Edi Orioli. Quest'ultimo, di Udine, del 1962, era giunto primo, nel 1988, su Honda NXR 800 V, e poi aveva avuto la meglio anche nel 1990, 1994 e 1996. Meoni morirà, per arresto cardiaco, dopo la rottura di due vertebre cervicali, cadendo dalla sua Ktm, al chilometro 184 dello sterrato tra Atar e Kiffa, in Mauritania, l'11 gennaio 2005, nel corso dell'edizione numero 27 del Rally Dakar, partito da Barcellona, in Spagna, il 31 dicembre 2004. L'8 maggio 2017 Castiglion Fiorentino onorerà la memoria di Meoni inaugurando la scultura, realizzata in bronzo da Lucio Mingrilli, e posta sulla via Aretina.

Dalla nascita la corsa tra le dune del deserto africano si era caratterizzata, oltre che per la estrema difficoltà e la notevole spettacolarità, soprattutto per le moto, anche per gli incidenti mortali. Il primo a rimetterci la vita era stato, nel 1979, il motociclista Patrick Dodin, scomparso sempre per una caduta, mentre tentava di sistemarsi il casco. Nell'anno della morte di Meoni, il 2005, aveva perso la vita anche lo spagnolo Jose Manuel Perez, pure lui motociclista. Paulo Gonçalves, sempre vittima di una caduta nella settima tappa, il 12 gennaio 2020, ed Edwin Straver, caduto nell’undicesima tappa, il 16 gennaio 2020 e deceduto otto giorni dopo, saranno gli ultimi a lasciarci la vita. Ma gli addetti ai lavori assicurano che, purtroppo, il raid tra i più seguiti del pianeta continuerà a mietere vittime, specialmente tra i motociclisti.