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14 DICEMBRE

Oggi, ma nel 1983, a Firenze, veniva assassinata in casa sua, in via Gianpaolo Orsini 64, Clelia Cuscito, prostituta di 37 anni, ex infermiera, originaria di Gioia del Colle, in provincia di Bari. La donna veniva trovata, ancora rantolante, dal fratello Bruno, riversa in una pozza di sangue, strangolata con il filo del telefono, in camera da letto, dopo essere stata torturata con 15 ferite da arma da taglio, presumibilmente inferte con un coltello a serramanico, tra le quali 5 al collo e di queste, una aveva reciso la carotide. A terra venivano rinvenuti diversi biglietti da 100mila lire che facevano escludere agli inquirenti la possibilità di un ammazzamento per rapina.

La vittima aveva in una mano una ciocca di capelli castano chiaro che era stata strappata nel disperato tentativo di difendersi. La sorte della malcapitata verrà accumunata a quella di altre tre “lucciole” giustiziate, sempre nel capoluogo toscano, senza un apparente movente. Alla fine saranno: Giuliana Monciatti, di 40 anni, fatta fuori il 12 febbraio ’82, Giuseppina Bassi, di 55, assassinata il 27 luglio ’84, Luisa Meoni, di 46, soppressa il 13 ottobre 1984. La triste sorte delle quattro professioniste del sesso a pagamento verrà adombrata dalla potenziale presenza di un maniaco (nella foto, particolare, la pista del sicario seriale lanciata dal quotidiano fiorentino “La Nazione”, il 14 ottobre 1984, in prima pagina, l’indomani il rinvenimento del cadavere della Meoni), nel contesto della città gigliata che stava già sviluppando la paura e l’ossessione per quello che mediaticamente diverrà “Il mostro di Firenze”.

Tra l’altro la Cuscito aveva avuto tra i clienti Mario Vanni, “compagno di merende” di Pietro Pacciani, stando alla testimonianza fatta mettere a verbale, il 26 febbraio ’97, negli uffici della squadra mobile della Questura fiorentina, da Lorenzo Nesi, amico di Vanni. Dato confermato poi, il 28 gennaio ’99, sempre in analoga posizione. Di fatto, l’omicidio di Clelia, così come quello delle altre tre peripatetiche, rimarrà senza un colpevole assicurato alla giustizia. I quattro delitti rimarranno a margine della ben più torbida trama del “killer delle coppiette”, destinato a rimanere tra i casi più scabrosi della cronaca nera del Belpaese.