TODAY

14 MARZO

Oggi, ma nel 1963, a Bologna, nella casa di cura di Vicolo Malgrado 11, fondata da Bartolo Nigrisoli, il medico Carlo Nigrisoli, di 38 anni, assassinava la moglie Ombretta Galeffi, coetanea, con un’iniezione di sicuranina, che, unita alle dosi precedentemente somministrate alla donna, causavano avvelenamento da curaro. La sostanza letale, che era solitamente usata per gli interventi chirurgici, procurava alla malcapitata degenerazione acuta del miocardio ed edema polmonare. Verosimilmente le iniezioni inoculate ad Ombretta sarebbero state spacciate per rimedi contro l’ansia e la cefalea. Oltremodo Carlo Nigrisoli, che si dirà inizialmente innocente, cercava di coprirsi attraverso un certificato di morte per cause naturali. L’accadimento provocava la rottura dei rapporti tra Carlo Nigrisoli ed il padre Pietro, anche lui medico, attivo nella clinica. La vittima lasciava tre figli: Guido, Raffaele e Anna. Carlo e Ombretta si erano sposati, per amore, nel 1950, ma dieci anni dopo, nel 1960, lui aveva conosciuto Iris Azzali, di 21 anni, detta “la Kim Novak di Casalecchio”, durante le visite mediche nella struttura sanitaria. La giovane era diventata la sua amante. Il 15 febbraio 1965 Carlo verrà condannato (nella foto, particolare, alla sbarra davanti alla Corte d’assise bolognese) in primo grado, per omicidio volontario, all’ergastolo, ma in appello, il 12 aprile 1967, la pena verrà ridotta a 24 anni e come tale confermata dalla Corte di cassazione, il 19 aprile del 1969. Uscirà di prigione nel 1988 e l’11 dicembre 1993 si risposerà con Maria Pezzi, di 47 anni, anche lei vedova e madre di due gemelli di 13 anni. Tutta la vicenda verrà raccontata da Achille Melchionda nelle 352 pagine del libro intitolato “Il delitto Nigrisoli”, che sarà pubblicato dalla bolognese Minerva Edizioni, nel 2014.