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17 APRILE

Oggi, ma nel 1916, sul Col di Lana, nelle Dolomiti bellunesi, a quota 2452 metri, alle 23.35, gli uomini in grigioverde del 59° fanteria della brigata “Calabria” dell’esercito italiano, davano esecuzione al piano ideato dall’ingegnere Gelasio Caetani dei duchi di Sermoneta, tenente volontario del I reggimento Genio di artiglieria, di far brillare la camera di mina, imbottita con cinque tonnellate di gelatina di dinamite, consentendo la conquista tricolore della vetta. L’esplosione apriva il cratere da 30x55 metri di larghezza e 12 di profondità. La deflagrazione uccideva 150 militari austroungarici, schiacciati da 10mila tonnellate di roccia, e 140 graduati imperialregi venivano tratti in prigionia. L’assalto alla sommità avveniva all’alba del 18 aprile (nella foto, particolare, l’immagine panoramica fornita dal reparto fotografico del comando supremo italico). La strategia messa a punto da Caetani, romano, di 39 anni, futuro ambasciatore del regno a Washington, dal 1922 al 1925, durante il primo fascismo, era stata tratta da quanto operato, dai soldati asburgici nel vicino Piccolo Lagazuoi, a 2778 metri, il 31 dicembre 1915. Nonostante l’effetto altamente scenografico dell’impresa, lo sventolio della bandiera verde bianca rossa con la croce sabauda sul picco del Col di Lana, non produrrà per il Belpaese l’effetto strategico auspicato. Tutta la vicenda del Col di Lana che saltava in aria verrà ripresa nel film “Montagne in fiamme”, che sarà diretto dal regista altoatesino di Ortisei Alois “Luis” Trenker, nel 1931, in bianco e nero, che verrà tratto dal suo romanzo autobiografico omonimo, pubblicato in tedesco, nello stesso anno, dalla Neufeld & Henius Verlag di Berlino.