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17 Novembre

Oggi, ma nel 1796, ad Arcole, in provincia di Verona, sull'omonimo ponte, si concludeva, con la vittoria transalpina contro gli asburgici presenti nel territorio della Repubblica di Venezia, la battaglia del ponte di Arcole (nella foto, particolare del dipinto, del 1826, del pittore e fotografo francese Horace Vernet, con Napoleone intento alla guida dei suoi proprio nello scontro decisivo concentrato sul ponte di Arcole), iniziata il 15 novembre precedente. Nella zona compresa tra i comuni veneti di Arcole, Belfiore, Ronco all'Adige, Albaredo d'Adige, si verificava uno degli episodi discussi tatticamente, ma considerati più salienti della prima campagna napoleonica in Italia. Quella iniziata l'11 aprile di quel 1796. Rimanevano per terra 7mila soldati dell'aquila bicipite del Sacro romano impero, pari al 40 per cento delle forze disponibili, stimate in 17mila effettivi, nominalmente 18.500, e perivano 4mila galletti del Corso, ovvero il 25 per cento dei 18mila armati, che nominalmente erano stati dati per 20mila. Al prezzo di 4.500 perdite, in tre giorni di combattimenti, il comandante in capo Napoleone aveva stroncato il tentativo ultimo del feldmaresciallo Joseph Alvinczy von Berberek, comandante in capo delle milizie austriache in Italia -in particolare quelle a cimentarsi ad Arcole e dintorni erano appartenenti al corpo del Friuli- di riunirsi con il suo subordinato Paul Davidovich. Decisiva era stata la strategia messa in atto da "N", facendo costruire un ponte di barche per guadare i corsi d'acqua che fungevano da divisioni naturali e poi portando avanti un'azzardata manovra di aggiramento del nemico. Con 7mila combattenti in meno, tra morti, feriti e presi come prigionieri ad Arcole, Alvinczy riuscirà a malapena a fare rientro a Trento, suo avamposto, e sarà costretto ad abbandonare del tutto il progetto di liberare Mantova, cittadina che era sotto assedio francese, dopo il fallimento del terzo tentativo. Nel combattimento del 17 novembre 1796 partecipava anche un reparto di soldati italiani, i Cacciatori a cavallo della Legione Lombarda, che erano dotati del vessillo verde, bianco e rosso a tre bande verticali, che diverrà la bandiera nazionale. Il 27 maggio 1984, nella chiesa ottocentesca sconsacrata di Sant'Antonio da Padova, ad Arcole, acquistata due anni prima dall'amministrazione municipale, verrà allestito il museo napoleonico della battaglia di Arcole, intitolato a Gustavo Alberto Antonelli, in via Nuova, sia per onorare la memoria dei caduti che per far conoscere quella imprescindibile pagina di storia militare del Belpaese attraverso la raccolta di reperti, quadri, stampe, incisioni su rame ed acciaio, litografie ed acquetinte, manifesti e proclami, bollettini della grande armata e documenti d'epoca. Non distante, sul fiume Alpone, c'è anche l'obelisco fatto erigere dallo stesso "N" per ricordare a chiunque passasse la sua potenza.

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