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2 GENNAIO

Oggi, ma nel 1960, a Tortona, in provincia di Alessandria, moriva a causa della malaria, mal diagnosticata, “il Campionissimo” di ciclismo Fausto Coppi, di 40 anni. I medici avevano ritenuto si trattasse di un’influenza più grave del consueto, invece della malattia causata dalla zanzara Anopheles. Aveva partecipato, con i colori della San Pellegrino sport, squadra neo costituita dall’ex rivale Gino Bartali, al Criterium disputato a Ouagadougou, dove era giunto secondo, dietro a Jacques Anquetil, con battuta di caccia tenuta il giorno successivo, 14 dicembre, nelle riserve di Fada N’gourma e Pama, nel Burkina Faso. Con Coppi in Africa c’era il francese Raphael Geminiani, soprannominato “Le grand fusille”, che però, riuscirà a salvarsi e ad essere curato con il chinino, a Clermont-Ferrand.

Per “L’airone”, invece, seguivano giorni di febbre alta, nausea e brividi, a Novi Ligure, prima del trasferimento nel nosocomio di Tortona (nella foto, particolare, la “dama bianca” Giulia Occhini, mentre baciava per l’ultima volta il suo amore). Al funerale, sul colle di San Biagio, a Castellania, dove era nato nel 1919, che in suo onore diverrà Castellania Coppi, il 4 gennaio si assieperanno 50mila tifosi. Nei 21 anni di carriera da professionista, dal 1939 al 1960, inclusi 2 di guerra, Coppi aveva vinto 151 corse su strada e 83 su pista. Si era aggiudicato cinque volte il Giro d’Italia: nel 1940, nel 1947, nel 1949, nel 1952 e nel 1953. Aveva fatto suo il Tour de France due volte: nel 1949 e nel 1952, in entrambi gli anni centrando la doppietta Giro-Tour, primato che nel 1949 aveva ottenuto quale primo ciclista in assoluto.

A fine settembre 1959, sulla pista di Villa delle Rose di Lanciano, in quel di Chieti, in coppia con il milanese Nando Terruzzi, aveva ottenuto l’ultima vittoria nella corsa ad inviti, di chiusura di stagione, diretta da Ennio Stella.