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22 Ottobre

Oggi, ma nel 1913, a Dawson, nel New Mexico, si verificava il disastro minerario statunitense più grave dopo quello di Monongah, del 6 dicembre 1907, nella Virginia occidentale. Si conteranno 263 morti, dei quali 146 saranno italiani e 17 greci. I sopravvissuti ammonteranno a 23. Contro le 362 salme ufficialmente rilevate a Monongah. Il centro minerario di Dawson aveva assunto il nome da John Barkley Dawson, proprietario del suolo venduto alla società che si occupava della estrazione di carbone subito dopo la famigerata corsa all'oro, che aveva interessato soprattutto, ma non solo, il Klondike, nello Yukon, dal 16 agosto 1896. Già il 14 settembre 1903, nel pozzo numero 1 di Dawson, si erano verificati incendi, seguiti da esplosioni che avevano fatto fuori tre minatori. Quindi, da quella data, tutti gli operai sapevano che quel giacimento fosse pericoloso. Ma gli scavi erano proseguiti senza sosta perché gli addetti avevano estrema necessità di lavorare per sostenere se stessi e le proprie famiglie. Il 20 ottobre di quel 1913, ovvero due giorni prima del disastro, c'era anche stata l'ispezione, da parte delle autorità locali di vigilanza, ma aveva dato esito positivo: certificando che le condizioni di lavoro non fossero ritenute tanto pericolose da interrompere il ciclo d'esercizio. Invece il 22 ottobre successivo l'esplosione disintegrava il pozzo numero 2, facendo vibrare il suolo sino a 4 chilometri di distanza. Le verifiche successive all'evento decreteranno che fosse stato impiegato esplosivo di tipo non consentito dalla legislazione mineraria del tempo e che i minatori non fossero sufficientemente lontani dal sito dove erano state piazzate le cariche. Ma nessun dirigente dell'impresa mineraria verrà indagato: si continuerà a scavare per estrarre carbone. Neppure la sciagura dell'8 febbraio 1923, che si verificherà nello stesso sito, per l'incendio nel pozzo numero 1, causato dal deragliamento di un vagone carico di carbone, che comporterà il decesso di 123 lavoratori, dei quali 20 italiani, sarà in grado di stoppare l'attività estrattiva forsennata. Anzi, molti dei defunti erano figli dei minatori periti nell'incidente di dieci anni prima. Quindi le vedove dovranno seppellire i propri ragazzi accanto ai mariti, inumati nel cimitero storico del paese, che il 9 aprile 1992 verrà dichiarato dall'amministrazione del New Mexico monumento di rilevanza nazionale. La miniera chiuderà solo il 30 aprile 1950, quando si sarà esaurito tutto l'oro nero presente nel sottosuolo. Dawson si spopolerà neanche troppo lentamente fino a divenire una cittadina fantasma. Il tributo ufficiale da parte del governo italiano ai lavoratori che avevano dato la vita nel disastro di Dawson del 1913 ci sarà, il 3 settembre 2006, in occasione della ricorrenza della giornata del lavoro a stelle e strisce, annualmente celebrata nel primo lunedì di settembre, col console generale d'Italia a Los Angeles Diego Brasioli che apporrà la placca commemorativa (nella foto) delle vittime del 1913 e del 1923.

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