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22 OTTOBRE

Oggi, ma nel 1975, a Querceta, frazione di Seravezza, in provincia di Lucca, Massimo Battini, latitante, e Giuseppe Federigi, pregiudicato, che si dichiaravano essere esponenti di Lotta armata per il comunismo, che si rifacevano alla frangia più estremista di Autonomia operaia, uccidevano gli appuntati di Polizia Armando Femiano e Giuseppe Lombardi, più il brigadiere Gianni Mussi (nella foto, particolare, i ritratti delle tre vittime a corredo dell’articolo di prima pagina del quotidiano “Il Telegrafo”, del giorno dopo l’accaduto, 23 ottobre 1975).

Avveniva nel corso dell’operazione volta all’arresto di Federigi, in casa sua, spalleggiato dalla madre, Maria Luisa Tognarelli. Battini e Federigi erano ricercati dalle forze dell'ordine per rapine di autofinanziamento a banche ed uffici postali della zona. Ma in realtà ci saranno anche addetti ai lavori che sosterranno che i due non fossero realmente politicizzati, ma solo criminali comuni che sfruttassero la copertura della lotta armata di estrema sinistra per compiere azioni violente.

I due assassini verranno catturati mentre tentavano di scappare verso il bosco di Montiscendi di Pietrasanta, in quel tratto di Versilia, e si riterranno prigionieri politici. Verranno condannati entrambi all’ergastolo, ma beneficeranno della legge promossa dal senatore della sinistra indipendente al terzo mandato, Mario Gozzini, del 10 ottobre 1986, numero 663, e torneranno in libertà anzitempo.

I tre malcapitati verranno insigniti della medaglia d’oro al valor civile alla memoria. Nel luogo della sparatoria fatale verrà eretto il cippo commemorativo. La vicenda verrà raccontata da Giovambattista Crisci, che al tempo era maresciallo di Polizia, che veniva ferito gravemente nell’agguato, nel volume intitolato “Un'alba vigliacca. La strage di Querceta: il sopravvissuto racconta”, che verrà pubblicato da Edizioni L'Ancora, di Viareggio, nel 2019.