TODAY

28 DICEMBRE

Oggi, ma nel 1972, a Terni, a Palazzo Manassei, veniva inaugurata la mostra celebrativa in onore del centenario dalla nascita del pittore ciabattino Orneore Metelli. L’esposizione, che rimarrà aperta fino al 28 gennaio 1973, rendeva omaggio al ternano, classe 1872, considerato uno dei maggiori pittori naif del Belpaese.

Lanciato nel 1942, 4 anni dopo la morte, dallo scultore ternano Aurelio De Felice. Metelli si era avvicinato al pennello dopo i cinquant’anni, nel 1922, quando gli acciacchi fisici, ovvero problemi cardiaci, che lo porteranno a morte prematura, d’infarto, nel 1938, non gli avevano consentito più di lavorare a ritmo pieno nella calzoleria ereditata dal padre David né di continuare a suonare come primo trombone nell’orchestra del teatro cittadino “Giuseppe Verdi” né come primo bombardino nella banda cittadina. La produzione di calzature e di pellami di famiglia aveva rappresentato per il circondario, un punto di riferimento per nobili, altoborghesi, ufficiali e gerarchie ecclesiastiche. Una discreta quantità dei manufatti era anche stata esportata in Francia, partendo dalla bottega-rivendita di corso Tacito. Tutto quel caleidoscopio di personaggi che l’artista, divenuto tale, eternerà sulle sue tele.

Di mezzo non mancherà la realtà industriale ternana, soprattutto le acciaierie, la vita all’ombra del fascismo di provincia (nella foto, particolare, parata per la visita di Benito Mussolini a Terni) ed una certa visione del mondo quasi fosse una scena teatrale. Come avrà modo di sottolineare il critico d’arte Vittorio Sgarbi, nella sua sortita a Terni, l’1 ottobre 2014, la pittura autodidatta, fuori dall’accademia, primitiva, di Metelli potrebbe essere accostata a quella di Antonio Ligabue, classe 1899, “El mat”, con la differenza che lo stile del secondo sarà molto più immediato, selvaggio, carico di dramma. I dipinti di Metelli, più composti, invece, richiederanno all’osservatore maggiore forza introspettiva.