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28 MAGGIO

Oggi, ma nel 1871, a Torino, tra polemiche, veniva inaugurato il monumento in marmo alla memoria del controverso deputato della estrema sinistra Angelo Brofferio, scomparso il 25 maggio 1866, a Minusio, nel Canton Ticino svizzero, a 64 anni.

La statua incriminata era realizzata dallo scultore Gabriele Ambrosio. Brofferio era considerato soprattutto un grande e fastidioso provocatore ottocentesco, un riformatore impetuoso, il feroce oppositore della politica attuata dal conte Camillo Benso di Cavour, l’irriverente poeta dei “fessi fottuti”, il castigatore dell’opulenza delle alte sfere ecclesiastiche.

La stessa scelta dell’opera d’arte commemorativa creava scompiglio nella cittadinanza e nelle istituzioni. Originario di Castelnuovo Calcea, in provincia di Asti, classe 1802, anti-monarchico, anti-clericale, carbonaro, contrario al trasferimento della capitale del regno d’Italia dal capoluogo sabaudo a Firenze, si era battuto per la diffusione dell’educazione laica, per la libertà di stampa, per il diritto di libera associazione, per l’abolizione della pena di morte.

Da avvocato difensore del generale Gerolamo Ramorino, aveva perso sonoramente la causa avversa al comandante delle truppe del regno di Sardegna accusato del presunto tradimento, avendo verosimilmente disobbedito all’ordine di arrestare l’avanzata asburgica, che aveva poi condotto alla disfatta nella “fatal” battaglia di Novara, del 23 marzo 1849, contro l’Austria.

Ramorino era stato sommariamente condannato dalla corte marziale al supplizio capitale e fucilato nella Piazza d’armi torinese, il 22 maggio di quello stesso 1849, dal plotone d’esecuzione comandato dallo stesso alto ufficiale da giustiziare. Brofferio aveva mantenuto il marchio d’infamia per tutto il resto della sua singolare esistenza. Vita nella quale, tra l’altro, era stato anche il caustico direttore del giornale di lettere, scienze e arti “Messaggiere Torinese”.

Il 25 gennaio 2018 l’artista Marco Abrate, chiamato “Rebor”, interverrà sulla statua di Brofferio di piazza Vincenzo Arbarello: aggiungendo una sciarpa ed un passamontagna rosa al collo del politico risorgimentale campione delle polemiche nella società savoiarda del tempo. Nella sua istallazione inserirà anche una copia, sempre in rosa, della raccolta di Brofferio di canzoni piemontesi intitolata “I fessi fottuti”.

Nel 1974 Giuseppe “Gipo” Farassino, ritenuto tra gli interpreti più importanti della canzone d’autore del Belpaese, prenderà ispirazione dal componimento “La barchetta” di Brofferio per farlo conoscere meglio ai contemporanei.