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28 Ottobre

Oggi, ma nel 1948, a Ushuaia, in Argentina, sbarcavano dalla nave Genova 619 immigrati, prevalentemente italiani, addetti a costruire il primo vero insediamento abitativo della futura città più estrema del mondo. L'intrapresa, che rientra tra le vicende più singolari dell'emigrazione tricolore e con particolare riferimento al periodo del secondo dopoguerra, era stata organizzata dall'imprenditore bolognese Carlo Borsari, titolare della Co.Ge.Da, in accordo con il presidente argentino Juan Peron, timoroso di invasioni dell'Antartide. La spedizione di operai e tecnici era composta prevalentemente da emiliani, veneti, friulani e italiani di origine croata con l'aggiunta di 15 tedeschi conteggiati nel numero complessivo degli imbarcati. In totale erano 506 uomini e 113 donne. Erano salpati dal capoluogo ligure il 26 settembre precedente (nella foto, la Genova prima della partenza), dopo una modesta cerimonia alla presenza dell'ambasciatore argentino in Italia Ocampo Gimenez. Erano rimasti in navigazione per 32 giorni. A Montevideo, in Uruguay, era salito a bordo dell'imbarcazione Mario Baldelli, delegato della Cgil con compito di osservatore del rispetto delle condizioni contrattuali d'ingaggio. I volontari sarebbero stati al lavoro, in quella landa gelata sudamericana, per due anni anche se l'accordo originario era fissato su quattro. Il 6 settembre 1949 la nave Giovanna Costa, sempre da Genova, avrebbe portato ad Ushuaia anche i componenti delle varie famiglie dei pionieri: facendo salire a 1300 le persone arrivate al confine della Terra del fuoco in cerca di fortuna. Per i primi tempi avrebbero dimorato nella struttura fortificata dell'ex colonia penale britannica, unica costruzione presente nel posto prima dell'inizio dei lavori da parte delle maestranze italiane.

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