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29 APRILE

Oggi, ma nel 1945, a Urgnano, in provincia di Bergamo, nove fascisti ex repubblichini venivano giustiziati dopo essersi consegnati alle autorità provvisorie locali, rispettando l’ordine rivolto dal Comitato di liberazione nazionale verso gli sconfitti della Repubblica sociale italiana, per mettersi al riparo da rappresaglie. Venivano fucilati contro il muraglione del cimitero monumentale di Bergamo, di via Carlo Serassi. I caduti erano: Giuseppe Pilenga, Cipriano Pilenga, Luciano Angeretti, Luca Cristini, Luigi Donati, Davide Marchiondelli, Mario Moratti, Giovan Battista Nozza, Lorenzo Vecchi. La loro morte, che avveniva dopo il passaggio in Prefettura per adempimenti burocratici, rimarrà senza un colpevole assicurato alla giustizia. Nel 1952 la magistratura chiuderà le indagini proprio per l’impossibilità di individuare un responsabile. L’episodio rientrava nella feroce resa dei conti che si verificava nel nord Italia, soprattutto, nei giorni successivi il 25 aprile di quel 1945. Data che aveva segnato la conclusione della guerra civile che aveva caratterizzato lo spezzone finale del secondo conflitto mondiale. Anche la sepoltura e la memoria dei nove ex componenti della Rsi di Salò sarà controversa. Il 25 aprile 2018, in occasione della ricorrenza della Liberazione, esponenti del Mab, ovvero Manipolo d’avanguardia Bergamo -organizzazione per l’affermazione della verità sociale, politica e storica, stando al loro manifesto d’intenti- apporranno la targa commemorativa (nella foto, particolare) nel luogo della fucilazione, ma verrà rimossa dall’amministrazione municipale. Tutta la vicenda dei nove “neri” della Repubblica mussoliniana verrà raccontata nelle 164 pagine del volume di Raffaello Brunasso, intitolato “Chi ha ucciso quei fascisti? Urgnano, 29 aprile 1945”, che sarà pubblicato dall’editore Mursia, di Milano, nel 2004.