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29 dicembre

Oggi, ma nel 1925, a Milano, lungo il tragitto dall'abitazione, sopra la galleria Vittorio Emanuele II, verso il cimitero monumentale per la sepoltura, le camicie nere meneghine, capeggiate dal segretario federale cittadino Mario Giampaoli, si scagliavano contro il corteo funebre (nella foto) di Anna Kuliscioff.

La spedizione punitiva si articolava rovesciando il feretro, strappando le bandiere socialiste, divelgendo i drappi rossi e schiacciando le corone di fiori dello stesso colore. L'antifascista Riccardo Bauer, al quale già era stato imposto di sospendere le pubblicazioni del "sovversivo" foglio «Il Caffè», che era intervenuto con l'orazione alla defunta, veniva bastonato. Più che un affronto durante l'estremo viaggio alla figura femminile ritenuta più fastidiosa dal regime mussoliniano, o di un avvertimento esplicito nei confronti di chi avesse avuto intenzione di raccoglierne l'eredità propagandistica, l'azione squadrista fu una vera e propria dichiarazione di guerra verso la compagine degli oppositori del Duce ancora presenti su e giù per lo Stivale e accorsi nella città ambrogina per l'ultimo saluto all'animatrice del periodico d'ispirazione socialista «Critica sociale».

La "dottora dei poveri", come era anche soprannominata la rivoluzionaria per il suo impegno come ginecologa verso i più bisognosi del capoluogo lombardo, era morta il 27 dicembre precedente, appunto nella centralissima casa, consumata dalla tisi rimediata in carcere a Firenze in quanto rea di essere nemica del fascismo. Anja Rozenstejn, questi erano i veri nome e cognome, ebrea di Sinferopoli in Crimea, classe 1855, tra le fondatrici del Partito dei lavoratori italiani, prodromico al Psi, a Genova il 14 agosto 1892, era stata legata sentimentalmente e politicamente inizialmente ad Andre Costa, primo deputato socialista d'Italia, e successivamente a Filippo Turati, altro artefice della nascita del Partito socialista nel Belpaese.