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31 Ottobre

Oggi, ma nel 1946, a Roma, in via XX settembre, tre componenti dell'Irgun Tzvai Leumi, gruppo paramilitare sionista di destra, attivo durante il mandato britannico della Palestina, dal 25 aprile 1920 al 15 maggio 1948, in accordo con la banda Stern, organizzazione terroristica ebraica analoga, mettevano a segno l'attentato dinamitardo contro villa Bracciano, sede dell'ambasciata britannica in Italia, distruggendola (nella foto, parte del caseggiato sventrato). Per compiere l'azione, che rimarrà la più grave pianificata ed eseguita dall'Irgun in Europa, venivano piazzate davanti all'edificio, venduto da Marino Torlonia duca di Bracciano al governo inglese nel 1870, due valigie contenenti complessivamente 40 chilogrammi di tritolo, azionate ad orologeria. Non si conteggiavano vittime e nel momento dell'esplosione l'ambasciatore Noel Charles, principale obiettivo delle due bombe, non era presente. Il fabbricato verrà rimesso in piedi completamente nel 1971, su progetto dell'architetto inglese Basil Spence. Nel lasso di tempo tra la deflagrazione e la distruzione, la rappresentanza diplomatica verrà alloggiata a villa Wolkonsky, abituale dimora dell'ambasciatore. I responsabili dell'operazione al tnt, rivendicata il 4 novembre successivo con tanto di scuse al governo italiano per il disturbo arrecato, riusciranno a farla franca. Salvo l'ebreo Ze'ev Epstein, presunto partecipante alla spedizione antibritannica, ucciso dal questurino Nunzio Rindone, il 27 dicembre successivo, mentre tentava di fuggire calandosi dalla finestra dell'ufficio politico della questura capitolina. Nel corso delle indagini, verrà inizialmente attribuito un ruolo anche al fronte di azione rivoluzionaria di Pino Romualdi per il reperimento degli ordigni, ma poi l'accusa cadrà con l'arresto di Epstein.

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