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5 DICEMBRE

Oggi, ma nel 1933, a Polistena, in provincia di Reggio Calabria, secondo la teoria sviluppata da Aurelio Pelle, già sindaco di San Luca, sempre nel reggino, il fisico Ettore Majorana cambiava identità, approfittando della distruzione dell’ufficio anagrafe Stato civile avvenuta durante la protesta del 7 luglio 1920 e poi ricostruito in base al registro battesimi e alle dichiarazioni di notorietà dei diretti interessati.

In tal modo Majorana avrebbe dato inizio al cosiddetto periodo oscuro della sua esistenza. Quanto sostenuto da Pelle, di San Luca, classe 1944, primo cittadino dal 1980 al 1984, verrà espresso nel saggio “Ettore Majorana il clochard asceta in Aspromonte”, pubblicato da Book Sprint.

Lo scienziato del gruppo detto “i ragazzi di via Panisperna”, del regio istituto di fisica dell’università di Roma, con a capo Enrico Fermi, era stato un punto di riferimento dello studio sulla teoria dei neutrini nel Belpaese. Per l’enigmatico Majorana (nella foto, particolare, in una scena tratta dal documentario, da 75 minuti di durata, del regista Ergidio Eronico, intitolato “Nessuno mi troverà”, del 2015, distribuito da Cinecittà Luce il 15 aprile 2016), di Catania, classe 1906, docente di Fisica nell’università di Napoli per chiara fama, il 27 marzo 1938 verrà dichiarata la morte presunta.

Dando vita ad uno dei gialli più misteriosi della cronaca nera tricolore. A partire dalle ipotesi di Leonardo Sciascia nel suo testo “La scomparsa di Majorana”, che uscirà, sul quotidiano torinese “La Stampa”, in 8 puntate, dal 31 agosto al 7 settembre del 1975. Il 6 luglio 1929 si era laureato in fisica teorica, proprio con Fermi, nell’ateneo capitolino, dopo essere passato dalla facoltà di Ingegneria.

La sparizione verrà datata 26 marzo 1938, da Palermo, secondo la lettera indirizzata ad Antonio Carrelli, direttore dell’istituto di fisica dell’ateneo partenopeo.

Quindi seguiranno varie ipotesi sulla scomparsa del presunto genio, che annovereranno: il suicidio; il ritiro a San Luca a vita quasi monastica, come Giovanni Carlino di Polistena, nato il 6 gennaio 1890, morto l’8 gennaio 1962, ma anche come ipotetica Maria Stella Salerno, originaria di Fabrizia, in quel di Vibo Valentia, del 21 giugno 1896; il ritorno in Germania, al servizio del Terzo Reich; il rientro nell’Urbe, dove si era formato, stando alla testimonianza di monsignor Luigi Di Liegro, fondatore della Caritas della Città eterna; quella della vita da senzatetto a Mazara del Vallo, nel trapanese, come Tommaso Lipari, deceduto il 9 luglio 1973; quella del rifugio in Argentina, a Buenos Aires, secondo le ricerche del fisico Erasmo Recami, ma anche in Venezuela, stando a quanto riportato nel volume di Giuseppe Borello, Lorenzo Giroffi e Andrea Sceresini, “La seconda vita di Majorana”, edito da Chiarelettere, di Milano, nel 2016.