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6 MARZO

Oggi, ma nel 1943, a Medenine, nella Tunisia meridionale, si consumava la battaglia tra la prima armata italiana, comandata dal generale Giovanni Messe, e l’ottava armata britannica, agli ordini del parigrado Bernard Law Montgomery, che si concludeva con la vittoria difensiva degli Alleati contro le forze dell’Asse. Esito dettato, secondo gli addetti ai lavori, più che dalla superiorità di mezzi e uomini, dalla migliore tattica adottata. L’attacco delle truppe con il tricolore rientrava nella campagna del nord Africa e partiva dalla linea del Mareth. Quest’ultima era il vecchio sistema di fortificazioni, lungo 50 chilometri, costruito dai francesi prima dello scoppio del secondo conflitto mondiale, progettato per proteggersi dall’ipotetica invasione italiana passando dalla Libia, ma poi, dopo la sconfitta della Francia, era stata occupata dalle formazioni italo-germaniche e quindi reimpiegata quale protezione dagli inglesi.

L’operazione (nella foto, particolare, carristi Uk intenti ad ispezionate un M13/40 del regio esercito italiano, prodotto dalla Fiat Ansaldo di Genova a partire dal 1937, distrutto) era stata architettata da Erwin Rommel, detto “La volpe del deserto” proprio per le abilità strategiche, comandante del corpo di spedizione nazista in Africa. Ma, il 9 marzo successivo, lo stesso Rommel cederà l’incarico al generale Hans-Jurgen Arnim, per rientrare a Roma e dalla Capitale poter tornare in Germania per motivi di salute. Il mutato scenario consentirà l’avvio, da parte della già menzionata ottava armata britannica, dell’operazione “Pugilist”, che partirà il 16 marzo di quel 1943. Tale piano costringerà i soldati dell’Asse a compiere un ulteriore arretramento nell’arido teatro di scontro tunisino. Tutta la vicenda verrà raccontata, tra l’altro, anche nel volume, di 222 pagine, di Andrea Saccoman, intitolato “La guerra in Africa settentrionale”, che sarà pubblicato dall’editore milanese Hobby & Work, nel 2007.